Legge Bavaglio, il PD contesta l’emendamento di Enrico Costa: “Un nuovo colpo alla libertà di informazione”. L’opposizione protesta per il via libera al divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare.
Legge Bavaglio, il PD contro l’emendamento di Enrico Costa: “Un colpo alla libertà di informazione”
Con 160 voti a favore e 70 voti contro la Camera ha dato il via libera alla cosiddetta Legge Bavaglio, mandando su tutte le furie l’opposizione. Con l’emendamento formulato dal deputato di Azione Enrico Costa viene vietata la pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare, l’atto con cui i giudici formalizzano una misura cautelare su richiesta di un pubblico ministero. Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra hanno contestato la legge, definendola “un nuovo bavaglio alla libertà di stampa”.
“Il voto della Camera di ieri sera rappresenta un nuovo, grave colpo assestato alla libertà di informazione.” –ha dichiarato Walter Verini, senatore e capogruppo del PD in commissione antimafia- “Non soltanto alla libertà dei giornalisti, del giornalismo d’inchiesta, ma al diritto dei cittadini di essere informati. Il divieto di pubblicazione di atti fino alla conclusione delle indagini preliminari o all’udienza preliminare si definisce solo in un modo: censura. Ed è gravissimo che per questo fine questa destra utilizzi strumentalmente il principio della presunzione di non colpevolezza. Il risultato è quello di proteggere e tutelare protagonisti di reati legati alla corruzione, all’associazione mafiosa. I reati dei cosiddetti ‘colletti bianchi’. Questo attacco merita una risposta adeguata, perché è un attacco a un principio cardine della nostra democrazia, quello della libertà di informazione”.
Le proteste di Ruotolo: “Con questa legge l’informazione è meno libera”
“Da oggi siamo meno liberi.” -afferma Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito democratico- “Con l’approvazione alla Camera della legge cosiddetta bavaglio, l’informazione nel nostro Paese è meno libera. La maggioranza più di destra che il nostro Paese abbia conosciuto dal dopoguerra ha deciso che la cronaca giudiziaria non va raccontata all’opinione pubblica. È vero, i processi non si fanno nelle piazze, ma nei tribunali. Ma decidere di vietare la pubblicazione degli integrali o degli stralci delle ordinanze cautelari fino alla conclusione delle indagini preliminari o all’udienza preliminare significa negare all’opinione pubblica il diritto di essere informata su temi come la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia”.