Era stato anticipato dall’ormai ex direttore (da poco dimesso) Marco Damilano, ora la notizia è ufficiale: il settimanale l’Espresso, che era all’interno del gruppo Gedi, è stato venduto.
Espresso venduto: chi è il nuovo proprietario?
Dopo mesi di tira e molla e incertezze sul futuro, il gruppo GEDI ha annunciato la vendita del settimanale. Sul sito internet dell’Espresso, infatti, si dice che l’offerta è stata formalizzata e, di conseguenza, accettata in tempi record. Il settimanale è stato acquistato da Bcf Media, ma la redazione della rivista ha annunciato uno sciopero generale.
Le dimissioni del direttore Marco Damilano
Ad anticipare questa mossa di Gedi era stato proprio l’ex direttore Marco Damilano con una lettera di dimissioni considerate “irrevocabili”. “Ho appreso della decisione di vendere L’Espresso da un tweet di un giornalista – aveva infatti rimarcato – e ho chiesto immediati chiarimenti all’amministratore delegato Maurizio Scanavino, come ho sempre fatto in questi mesi. Non mi sono mai nascosto le difficoltà – ha proseguito – e ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo Gedi, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso. La cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano”.
Lo sciopero dei giornalisti dell’Espresso
In un testo pubblicato sul sito dell’espresso firmato dal comitato di redazione (Cdr) si è però annunciato anche lo sciopero dei giornalisti, preoccupati per il futuro dell’Espresso. “La redazione dell’Espresso esprime grande preoccupazione per il futuro di un giornale che ha fatto delle inchieste e delle battaglia politiche, civili e culturali la propria ragion d’essere ed entra in un gruppo editoriale che finora si è concentrato su altri settori dell’informazione. La redazione esprime la propria ferma protesta per i modi in cui la trattativa sulla cessione della testata è stata condotta, e per il risultato finale di un negoziato che per mesi metterà l’Espresso in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’editoria italiana, di fatto una co-gestione sospesa tra due proprietà. Una vecchia proprietà che ha affermato la “non strategicità” della testata e un’altra società promessa acquirente di cui al momento non è dato sapere che tipo di obiettivi si pone per il giornale. Una situazione che rende impossibile il sereno lavoro dell’intero corpo redazionale. Per questo l’assemblea dell’Espresso proclama lo sciopero a oltranza delle firme”.