Lorenza Messina Denaro è la figlia del boss dei Corleonesi che ha deciso dopo l’arresto del padre di prendere il suo cognome e lasciare quello della madre. La ragazza è nata durante la latitanza del boss e non lo aveva mai visto prima del suo arresto.
Lorenza Messina Denaro, chi è la figlia del boss
Lorenza Alagna è nata durante la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, il 17 dicembre del 1996. Si tratta della figlia dell’ultimo boss di Cosa Nostra affiliati ai Corleonesi. Nel 2005 Messina Denaro aveva scritto ad Antonino Vaccarino, morto nel maggio 2021, politico dei misteri coinvolto in affari di mafia, massoneria, spionaggio, condannato per droga e in primo grado per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa: “Veda io non conosco mia figlia non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, come posso sperare io in una favola? Nel dire ciò non sto piagnucolando non ne sono il tipo e poi ho già razionalizzato il tutto, voglio solo dire che, se ho ancora qualcosa da sperare, è che se anche la vita ha tolto a me per dare a mia figlia mi sta bene e, se così è, quello che mi è rimasto è ancora tanto e spero che si prenda tutto da me per darlo a lei. Se io le dovessi dire cosa si prova nel non conoscere i propri figli non saprei cosa dirle, posso però affermarle, con assoluta certezza, che essere genitore padre o madre che sia, e non conoscere i propri figli è contro natura”.
Lorenza ha lasciato la casa del boss a 18 anni insieme alla madre Franca. Lei, che si chiama così in onore della madre di Matteo Lorenza Santangelo, ha anche un compagno e un figlio di due anni. Attualmente vive a Castelvetrano dopo aver passato un periodo di studio all’estero.
Ha preso il cognome del padre dopo il suo arresto
Lorenza e Matteo Messina Denaro si sono visti per la prima volta ad aprile nel carcere de L’Aquila. Così la ragazza, prima della morte del padre, ha deciso di prendere il suo cognome portando avanti almeno per un’altra generazione la dinastia. La ragazza era presente al capezzale del padre nei suoi ultimi giorni di vita.
Il legale del boss, come si legge in una nota, precisa che la sua “opera di intermediazione, tra il cliente e la figlia, si è limitata esclusivamente alla redazione dell’istanza volta all’ingresso del notaio nel carcere aquilano. La decisione relativa all’adozione del cognome paterno da parte della ragazza è frutto esclusivamente del rapporto padre-figlia, assolutamente diretto e senza alcuna forma di intromissione da parte di terzi”.