Lotito contro i tifosi della Roma: il presidente della Lazio ha ironizzato sui supporters della Roma in vista del derby che si giocherà domenica 12 novembre.
Lotito contro i tifosi della Roma
Lotito contro i tifosi della Roma in una lunga intervista a Radio Serie A con Rds. Tra i vari temi il derby con la Roma in programma nel weekend. “Il derby per noi è un campionato nel campionato. È un appuntamento importante e spero che la squadra trovi la compattezza e la forza di esprimersi al 100% per dare grandi soddisfazioni ai tifosi che meritano un comportamento all’insegna del sacrificio, della determinazione e del risultato. È un campionato nel campionato, il suo risultato condiziona l’andamento successivo. L’anno scorso due grandi risultati (due vittorie, ndr) che hanno creato un trasporto da parte della tifoseria verso la squadra molto importante. Il derby a cui sono più legato? Finale di Coppa Italia del 26 maggio 2013. Un evento particolarissimo, in città si vive e si soffre. L’altra fazione è più portata a enfatizzare, è più caciarona, ma se non raggiunge l’obiettivo si nasconde e sparisce. I laziali invece sembra, sottolineo sembra, che preferiscano soffrire in silenzio“.
Le minacce
“Ricevo molte chiamate con minacce di morte, mi capita di riceverne anche 300 al giorno. Più fanno così, più cerco di far valere l’ideale del rispetto. Una persona normale probabilmente si spaventerebbe, io invece vado avanti sapendo cosa ho fatto per il calcio. Ricevo chiamate minatorie anche verso le squadre avversarie della Lazio. Io vivo sotto scorta: questo limita la mia privacy, ma serve per tutelarmi. Io sono abituato ad adattarmi alle varie situazioni”, ha proseguito il presidente della Lazio Lotito che ora è diventato anche senatore. “Ho la possibilità di avere considerazione da parte delle persone; la cosa è reciproca e serve per avere credibilità ed instaurare rapporti. Un comportamento coerente permette di essere apprezzato. Ho la capacità di convincere le persone ad arrivare ad una soluzione sulla base di un fatto razionale. Quello che uno professa deve essere coerente con quello che uno fa. Io non ho internet né WhatsApp. Non sono tecnologico. Il telefono è solo un mezzo di comunicazione, non può sostituire al rapporto umano. La cultura è una serie di nozioni che uno acquisisce che fanno sì che tu sia in una maniera e non in un altro”.
Sull’acquisto della Lazio: “ Sono tifoso della Lazio da quando avevo cinque anni. Sono una persona tenace e questo è stato fondamentale per me. Mi venne proposta questa sfida da Berlusconi, persona che stimavo molto perché aveva la capacità di capire le cose come si sarebbero svolte nel tempo. Io avevo un rapporto amicale con lui che, all’epoca, era Presidente del Consiglio. Mi chiamò per chiedermi di cercare di salvare la Lazio. Nel 2004 il bilancio della Lazio era in rosso, aveva molti debiti. Io con il mio carattere l’ho considerata come una sfida al limite e Berlusconi decise di impegnarmi per trovare una soluzione a quello che all’epoca era diventato un problema di ordine pubblico. La tifoseria della Lazio all’epoca aveva comportamenti non conformi a quelli che sono i normali comportamenti civili, con diversi assalti e blocchi delle strade. Trovai subito un mondo fuori dalla normalità, venivano pagate persone che generavano debito, e io che venivo dall’imprenditoria affrontavo la cosa nel modo contrario: premiavo chi produceva reddito. Sarebbe stato per me più facile acquisire la Lazio in fase fallimentare, come hanno fatto con altre squadre. Io invece mi sono fatto carico dei debiti, anche con l’Agenzia delle Entrate. Con il fisco avevo circa 180 milioni di debito. Io applicai una legge dello Stato che era una legge già esistente e non creata apposta per me come venne detto; la legge a cui faccio riferimento è la legge dal 2002 ed era una legge sana nei principi. La legge riportava che se un’impresa fallisce, è preferibile transare per prendere quando possibile, piuttosto che non prendere nulla. Ora mancano quattro anni, e nel 2027 avrò finito di pagare. Ci tengo a sottolineare che sono l’unico contribuente in Italia che ha sempre pagato ogni rata in anticipo, perché lo ritengo giusto: sono soldi della collettività”.