Chi è Luca Poma, reputation manager di Cristina Seymandi. Giornalista, autore e professore universitario, ha preso in mano il caso dell’imprenditrice dopo la gogna pubblica per la rottura pubblica con il fidanzato Massimo Segre.
Chi è Luca Poma, reputation manager di Cristina Seymandi: vita privata e carriera
Il nome di Cristina Seymandi ha fatto il giro del web nell’estate del 2023 dopo la rottura pubblica con Massimo Segre, che l’ha accusata pubblicamente di averlo tradito alla festa prematrimoniale dell’ormai ex coppia. Per far fronte alla gogna mediatica e ai gravi danni alla sua immagine, l’imprenditrice si è affidata ad un team di esperti, guidato dal reputation manager Luca Poma. Professore di Management di Reputazione all’Università LUMSA di Roma e all’Università della Repubblica di San Marino, Poma è una delle principali autorità del settore. Ha scritto undici libri e oltre cento articoli sull’argomento, evidenziando l’importanza della comunicazione strategica nella società odierna. Nel corso della sua carriera ha lavorato anche alla Farnesina, come consulente dell’ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi. Ha inoltre lavorato a progetti di comunicazione e relazioni pubbliche ed istituzionali in ben 23 paesi in tutto il mondo.
L’importanza della reputazione: “Identità ed autenticità più che apparenza”
Poma ha concesso diverse interviste in cui spiega nel dettaglio l’importanza dei suoi studi e del suo lavoro. “La reputazione è la licenza di operare e di compiere una nostra mission all’interno di una comunità.” -spiega il manager al Corriere della Sera– “Se viene danneggiata per un motivo o per un altro si rischia di perdere questa licenza. Non è cambiato il modo di percepire la reputazione, ma è tutto più veloce e bruciante. E questo non è un bene. Chiaramente è un fenomeno che va governato”.
Uno dei suoi lavori più noti è Il reputation management spiegato semplice, volume in cui Poma e la sua collega Giorgia Grandoni spiegano come risolvere crisi aziendali partendo proprio dalla reputazione di un’impresa. Intervistato da GreenRetail.news, ha spiegato: “L’impegno mio e del mio team di ricerca è, da decenni, quello di far comprendere l’importanza, per la costruzione di valore, dell’identità e dell’autenticità, più che dell’effimera apparenza. In un’epoca come la nostra, caratterizzata da un sovraccarico d’informazioni, connessioni e relazioni, la necessità di sentirsi accettati, rispettati e riconosciuti, in un’unica parola, la reputazione, è considerata un bisogno fondamentale da soddisfare. Ecco perché oggi le imprese sono chiamate a nuove responsabilità, in cui si può e si deve lavorare per definire il perimetro reputazionale di un’organizzazione, che sia azienda, ministero, ONG o anche un singolo opinion-maker”.