Maltratta la moglie ma viene assolto dal giudice di Brescia: una vicenda che sta facendo rumore in queste ore per le parole del pm e la decisione del magistrato della Procura. La donna si è costituita parte civile.
Maltratta la moglie ma viene assolto
Una donna del Bangladesh vittima di presunti maltrattamenti da parte del marito, non ha trovato giustizia. Infatti, il giudice dopo le parole del pm di Brescia ha dato ragione all’uomo. “Dove è la giustizia e la protezione tanto invocata per le donne tra l’altro incoraggiate a denunciare al primo schiaffo? Oppure il fatto che io sia una bengalese tra le tante, mi rende di meno valore dinanzi a questo pm?“, ha dichiarato la donna. “Sono stata trattata da schiava, picchiata, umiliata. Costretta al totale annullamento con la costante minaccia di essere portata definitivamente in Bangladesh”.
In attesa della sentenza prevista per ottobre la donna che si è costituita parte civile contro il marito in un’intervista al Giornale di Brescia si è augurata che alla fine possa esserci giustizia. “Aspetto con fiducia la sentenza perché – le sue parole – non posso pensare e credere che in una nazione come l’Italia si possa permettere a chiunque di fare del male ad altri impunemente solo perché affezionato a una cultura nella quale la donna non conta nulla e l’uomo può su di lei tutto, anche porre fine alla sua vita. Solo per una questione di obbedienza culturale. Ciò in Italia non può accadere”.
La motivazione del giudice: “È la sua cultura”
Per il giudice della Procura di Brescia “ i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”.
Il pubblico ministero parlando della presunta vittima scrive che “le condotte dell’uomo sono maturate in un contesto culturale che sebbene inizialmente accettato dalla parte offesa si è rivelato per costei intollerabile proprio perché cresciuta in Italia e con la consapevolezza dei diritti che le appartengono e che l’ha condotta ad interrompere il matrimonio. Per conformare la sua esistenza a canoni marcatamente occidentali, rifiutando il modo di vivere imposto dalle tradizioni del popolo bengalese e delle quali invece, l’imputato si è fatto fieramente latore”.
LEGGI ANCHE: Matteo Messina Denaro, come sta: si aggravano le condizioni del boss