La sorella di Giovanni Falcone, Maria Falcone, parla del concorso esterno in associazione mafiosa. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, è tornata sull’argomento.
Maria Falcone: “Concorso esterno, governo mantenga la parola”
Maria Falcone, nel giorno del ricordo della strage di via d’Amelio e di Paolo Borsellino, ha parlato con il Corriere di quanto il concorso esterno sia un elemento fondamentale per combattere la mafia. “Mi sembra che il buon senso abbia prevalso dopo lo scivolone del ministro. – ha detto infatti al Corriere – anche perché chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno mafioso non può che opporsi all’idea di toccare uno strumento che ha dato un contributo fondamentale alla lotta a Cosa nostra punendo connivenze che altrimenti sarebbero rimaste impunite. Mi ha fatto piacere che ci sia stata una presa di posizione netta, in particolare dalla presidente del Consiglio e dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Tornare sui propri passi quando si è fatto un errore è sempre un gesto apprezzabile”. Così Maria Falcone, sorella di Giovanni, in un’intervista al Corriere della Sera.
“Le istituzioni vengono prima di tutto”
“Io ripeto da 31 anni l’insegnamento di Giovanni – ha poi aggiunto – il rispetto delle istituzioni viene prima di tutto e le istituzioni sono una cosa e le persone che le rappresentano, peraltro legittimate dal voto popolare, sono un’altra. Perciò ritengo doverosa la presenza a Palermo delle massime autorità dello Stato. E poi forse sarebbe bene interrogarsi sulla qualità dei nostri rappresentanti prima di eleggerli
Le norme per contrastare la mafia
Nella medesima intervista al Corriere, la donna ha parlato anche dell’impegno della politica nel contrasto alla criminalità organizzata. “Quello che è indispensabile è tenere la barra dritta sulle questioni importanti. Penso ad esempio all’ergastolo ostativo, al carcere duro – sottolinea – allo stesso concorso esterno in associazione mafiosa: cioè a tutte quelle norme nate dall’esperienza e dalla competenza di Giovanni e di Paolo Borsellino. Norme per le quali entrambi hanno dovuto lottare. Chi conosce la mafia sa che sono strumenti irrinunciabili. Io, e come me tanti esponenti della società civile, vigileremo che si continui a considerarli dei capisaldi nella lotta alla mafia”.