Il must dello scacchista on line di terzo millennio è sempre stato a doppia mandata: da un lato piazzare la mossa vincente su Chess.com, dall’altro individuare il nickname con cui Mario Draghi, scacchista pariolino di grana fina, si registra e gioca sul web. Perché di Mario Draghi e su Mario Draghi esiste tutta una cultura mainstream che va in iperbole rispetto al suo ruolo pubblico, ma quella massa di dati “di banca e di governo” non è riuscita a seppellire del tutto la vita privata del Presidente del Consiglio, che è molto meno “bigia” di quanto non suggerisca la vulgata sul personaggio. Nella vita di Draghi c’è tutto lo starter pack dei segni del destino, c’è il romanzo popolare, c’è l’amore e ci sono quelle piccole cose che, da sempre, se a farle sono i grandi patentati del mondo, prendono quel tono di eccezionalità che va in contrappasso con il calibro di quelle cose le fa.
Mario Draghi, vita privata di uno scacchista nato per vincere
Mario Draghi è della classe del ‘47, è nato nell’Italia che avrebbe consegnato ai suoi giovani il Boom, la lambretta, il frigorifero e il film di Alberto Sordi. Perde i genitori a soli 15 anni ed entra sotto l’ala protettiva della zia Giuseppina; nessuno saprà mai perché Mario, suo fratello e sua sorella la chiamassero “Zia Mimma”. Nella vita di un uomo ci sono i segni che gli tatueranno il destino e Mario Draghi, figlio di bancario, si innamora di Serenella Cappello. E Serenella, studiosa di inglese di fama chiarissima, è totem duplice del destino del suo uomo: primo, ne guiderà ed asseconderà le scelte del futuro, secondo, è discendente di Bianca Cappello, moglie del Granduca di Toscana Francesco De’ Medici, e se dici Medici dici banca anche se hai preso il diploma per corrispondenza.
Mario brucia le tappe: dal liceo Massimo di Roma alla Sapienza e alla Banca d’Italia fino al Master al Mit, dove Draghi spunta una borsa di studio con il Nobel Franco Modigliani. Poi lo studio, il lavoro negli Usa e i primi incarichi al Tesoro, prima con Goria e poi primo fra i primi dei “Ciampi boys”. Tutto fino a Goldman Sachs, alla banca Europea e al suo ruolo di salvatore dell’euro “a tutti i costi” fino a Palazzo Chigi.
Mario Draghi, vita privata fra i Parioli e l’Umbria
Mario Draghi è un uomo tanto complicato nelle cose che tratta quanto semplice e basico nella vita che vive: tifa Roma e c’è chi giura che il sabato mattina, fatta la tara agli impegni, faccia la spesa al supermercato. Fra gli scaffali ci va lui, dritto sparato in missione come se stesse difendendo i tassi di interesse, mentre in auto lo attenderebbe la moglie. Ama le vacanze in quiete e a trazione verdeggiante, che si concede giostrando fra la villa a Città della Pieve, la casa a Lavinio o le proprietà di famiglia nel Brenta, dato che suo padre era patavino di origini. Golfista non eccellente ma bravino, cattolico dell’ortodossia gesuita che vede in Sant’Ignazio un faro, Draghi ha due figli, di quelli che vorrebbero avere tutti, cioè bravi e discreti: Federica, dirigente di una multinazionale specializzata in biotecnologie e Giacomo, trader finanziario.
Mario Draghi, aneddoti sulla vita privata
L’aneddotica sul presidente del Consiglio ci rimanda l’immagine di un uomo che ama i cani e che senza volerlo prosegue la tradizione atlantica dei “first dog”, dato che possiede uno splendido bracco ungherese di cinque anni dal pelo color cammello e le fattezze venatorie che paiono sputate quelle del suo padrone. Il dottor Gallinella, che ha uno studio veterinario a Sant’Anna di Chiusi e che ha in cura l’animale, dice di non ricordarne il nome ma di ricordare benissimo che Draghi lo tratta quasi come un figlio. Pare che Draghi abbia un orologio che va avanti di cinque minuti, perché per lui arrivare puntuale è un mantra compulsivo. Pare poi che il premier non abbia mai freddo; difficile vedere Mario Draghi infagottato in abiti pesanti, neanche quando è sperso per campagne nell’umido Brenta.
Draghi è stato uno sportivo ed ama ricordarlo: ha praticato il basket, post in cui eccelleva a differenza del compagno di liceo Giancarlo Magalli, gioca a tennis e non disdegna il golf. Qualcuno giusta che lui ami andare in buca “Wathever it takes”, ma è solo una vulgata per farci entrare la frase che lo ha reso famoso al mondo. Tanto famoso da finire ritratto su Forbes, tanto famoso da apparire così inarrivabile da farci scordare che anche lui ha una vita privata. E che anche lui ama cose e sfoglia giornali in poltrona, non sempre e non solo giornali finanziari, che odia il nom de guerre “Supermario”, che ama il blu e sopra ci mette cravatte dai toni sgargiantissimi. Sgargianti come la persona che, in barba al personaggio, lui è rimasto.