Marmolata, vittime e dispersi: ecco le informazioni che per ora circolano. Non sono buone e non lo saranno probabilmente nelle prossime ore. I soccorritori continuano la disperata ricerca per far scendere il numero dei dispersi ma anche quello dei morti.
Marmolata, vittime e dispersi: chi e quanti sono?
La Marmolada si è sciolta, il persistente caldo record di questi giorni ha fatto collassare il seracco terminale provocando un valanga di dimensioni enormi che ha travolto almeno una ventina di escursionisti che avevano scelto la famosa montagna a cavallo delle tre Provincie, Trento, Bolzano e Belluno.
Per ora le notizie che arrivano riferiscono di tre italiani, un cecoslovacco, più un uomo ed una donna non ancora identificati, ma il numero delle vittime nelle prossime ore è destinato a crescere. I soccorritori continuano la disperata ricerca per cercare ancora qualcuno vivo. Fra i dispersi ci sono italiani, tedeschi, cechi e non si escludono anche cittadini romeni.
Tra i dispersi figura il nome di Filippo Bari, 27 anni, di Malo. Il giovane alpinista aveva anche mandato una foto ai familiari per far vedere loro dove si trovava. Oltre a lui, tra i dispersi ci sarebbero altri alpinisti del Cai della sezione di Malo, probabilmente una guida alpina di Valdagno e una coppia: Davide Miotti, guida alpina di Tezze sul Brenta, e la moglie Erica Campagnaro. Mentre tra i feriti c’è anche un vicentino, un ragazzo di 27 anni residente a Barbarano Mossano recuperato dai soccorritori e trasferito per le cure del caso all’ospedale Santa Chiara di Trento.
Corpi smembrati e irriconoscibili
La procura di Trento ha aperto un fascicolo sul crollo del seracco in cima alla Marmolada che ha causato la morte di almeno sei alpinisti e il ferimento di altri nove, due dei quali in gravi condizioni. Disastro colposo è il reato ipotizzato, al momento a carico di ignoti.
Per gli inquirenti la valanga sulla Marmolada è “un disastro inimmaginabile, una carneficina tale che solo difficilmente ci permetterà di identificare con esattezza l’identità delle vittime perché i corpi sono stati smembrati” dalla colata di ghiaccio e sassi.
Luigi Felicetti, tecnico del Soccorso Alpino dell’Alta Val di Fassa racconta cosa si è trovato davanti quando è giunto sul posto: “Quando siamo arrivati – ha aggiunto – ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c’erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto, abbiamo cominciato a cercare e abbiamo trovato le prime vittime“. Secondo Felicetti gli alpinisti non hanno colpe. “erano tutti con corde e ramponi, erano attrezzatissimi, sono stati tanto sfortunati“.
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