I fatti di cronaca sono spesso lo specchio del paese in cui avvengono. In Messico una ragazza è stata condannata per aver ucciso il suo stupratore.
Questo è il caso di Roxana Ruiz, che dovrà scontare più di sei anni.
Condannata per aver ucciso il suo stupratore, ragazza in Messico dovrà andare in carcere
Sebbene in qualche occasione alcuni casi di cronaca strappino un sorriso, come quello che si è registrato ieri in Colorado, in altre circostanze fanno riflettere su quanto sia assurdo il modus operandi di alcuni paesi. Questo è il caso del Messico, dove una ragazza di 23 anni si è difesa da uno stupro, uccidendo l’aggressore.
Nonostante fosse lei la vittima, si ritroverà a scontare ben sei anni e due mesi di carcere, per eccesso di legittima difesa. Adesso, in soccorso di Roxana Ruiz, ci sono le associazioni per i diritti delle donne. Senza ombra di dubbio si tratta di un caso delicatissimo, causando polemiche e accesi dibattiti.
Ci si domanda soprattutto quale tutela abbiano le donne in uno stato conosciuto per la violenza ai danni del genere femminile. Si riflette anche sul ruolo – fino a questo momento fin troppo astratto – del governo contro queste aggressioni.
La vittima, diventata improvvisamente carnefice, ha rilasciato un’intervista presso El Pais:
“Ha minacciato di uccidermi. Era la mia vita o la sua”.
Condannata alla massima pena, toccherà adesso ai suoi avvocati difenderla al meglio, in modo che sia fatta giustizia.
Una ragazza che a 14 anni è divenuta mamma e che ha subito violenze fisiche e sessuali sin da quando era una bambina. Lavora come venditrice ambulante di patatine fritte e il suo epilogo non può essere così severe. Sarà a tutti gli effetti una battaglia ideologica e sociale, contro uno stato troppe volte incurante della situazione.
In Messico si contano infatti all’incirca 11 donne uccise ogni giorno, annualmente ben 3.754, tra aggressioni sessuali e omicidi. Un dato che non deve passare inosservato.