È morto Flavio Carboni, faccendiere italiano al centro di molti misteri italiani. Secondo Adnkronos, il losco uomo d’affari si è spento a Roma, all’età di 90 anni, colpito da un infarto durante la notte. Dagli anni ’80 in poi, Carboni è protagonista di alcuni dei gialli più oscuri della storia italiana: dal crack del Banco Ambrosiano, all’omicidio Calvi e al caso P3.
Morto a 90 anni Flavio Carboni, faccendiere dei misteri italiani
Flavio Carboni, uomo d’affari e faccendiere italiano, si è spento a Roma, pochi giorni dopo aver compiuto 90 anni, colpito da un infarto durante la notte. L’imprenditore era al centro di alcuni dei più oscuri dei misteri italiani. Nel corso della sua vita era stato vicino a molte figure controverse: l’ex agente segreto Francesco Pazienza, il capo della loggia massonica P2, il Maestro Venerabile Licio Gelli, il boss mafioso Pippo Calò, Armando Corona, Gran Maestro dell’obbedienza massonica Grande Oriente d’Italia. È stato vicino anche a Silvio Berlusconi, allora imprenditore in ascesa, suo socio in affari per il progetto Costa Turchese.
Carboni fu coinvolto in molte pagine scure della storia italiana, venendo arrestato e condannato per diversi crimini. Insieme al mafioso Pippo Calò, viene processato per molte vicende legate al crack del Banco Ambrosiano. Spiccano l’attentato al banchiere Roberto Rosone, all’omicidio del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, per i quali fu assolto in via definitiva. Nel 2010 è coinvolto nell’inchiesta P3, per concorso in corruzione, caso che gli porta una condanna per 6 anni e 6 mesi di reclusione.
L’ultima intervista: “Bisogna chiedersi come mai la P2 avesse il consenso di gente così autorevole”
L’ultima intervista di Flavio Carboni risale all’11 Marzo del 2021. Il faccendiere ha conversato con i giornalisti di Adnkronos, negando di aver fatto parte di logge massoniche: “Non ho mai conosciuto Gelli, non ho mai fatto parte della P2. Anzi, non ho mai fatto parte della massoneria in generale. Che poi abbia conosciuto tanti personaggi di primissimo piano, come tutti a quell’epoca del resto, che potessero avere simpatie o aderire a logge è un’altra storia”.
“Ho avuto un rapporto molto intenso con Armando Corona, gran maestro del Grande Oriente, e della P2 so quello che mi ha detto lui.” -ha continuato Carboni- “Uno dei grandi protagonisti della formazione di quella branca massonica penso sia stato Umberto Ortolani, credo possa definirsi il ‘padre’ della P2. Poi Gelli ne è stato un ottimo allievo nello svilupparla e nel raccogliere tutte quelle adesioni molto importanti, di qualità… Ci sarebbe stato perfino l’allora capo del Sismi, Giuseppe Santovito. Se c’è qualcosa da domandarsi, dunque, è come mai la P2 abbia raccolto il consenso di tanti autorevoli personaggi“.