di Erika Gori*
Secondo l’organizzazione Armed Conflict Location and Event Data Project, attualmente nel mondo, sono in corso circa 59 conflitti armati, alcuni molto presenti nelle prime pagine dei quotidiani nazionali: da Israele-Hamas, al conflitto decennale in Yemen riaccesosi con i ribelli Houthi dopo l’invasione di Gaza, fino alla guerra civile in Sudan che sta causando milioni di sfollati nel paese.
La narrazione è un fattore decisivo nella comunicazione legata ai conflitti
Da un’analisi complessiva della comunicazione mediatica legata ai conflitti, è possibile cogliere che ciò che accomuna la condivisione di informazioni è l’utilizzo del mezzo della narrazione; un mezzo che è risultato essere uno dei fattori determinanti nella percezione dell’opinione pubblica. Anche le scelte di comunicazione ed i messaggi veicolati su larga scala esercitano un impatto grandissimo nella percezione dell’insicurezza e dell’instabilità, non solo delle persone, ma anche delle aziende e dei mercati, arrivando, alle volte, ad influenzare scenari e comportamenti.
Per una narrazione dei conflitti completa ed imparziale
In tal senso, allora, è facile comprendere come la comunicazione possa giocare un ruolo chiave e diventare il perno intorno al quale costruire una cultura diffusa. Perché ciò sia possibile la narrazione dei conflitti ha il dovere di offrire una fotografia dei fatti completa e imparziale, in modo tale da fornire, alle persone, alle aziende, ai mercati, gli strumenti necessari per valutazioni e strategie di gestione della security appropriate, all’interno di scenari labili ed in continua trasformazione.
La conoscenza è alla base di una cultura orientata alla gestione dei rischi
Per implementare una cultura della sicurezza diffusa e condivisa ciò che occorre è sviluppare la comunicazione su solide basi valoriali. Una cultura che parta dalla comunicazione stessa, dalla conoscenza sulla possibilità di generare risposte adeguate ai bisogni e necessità del presente. La conoscenza, fine ultimo della narrazione, ne è il valore portante; determinante per sviluppare una cultura orientata alla gestione dei rischi ed una conseguente capacità di gestire la situazione senza generare allarmismo e paure oltremodo esagerate, o, all’opposto, disinteresse per convinzione di mancate adeguate competenze di gestione.
La consapevolezza che una conoscenza prima, ed una comprensione e gestione efficace dei possibili rischi dopo, vada di pari passo con la percezione di sentirsi al sicuro è necessaria al giorno d’oggi per volgersi ai continui cambiamenti in modo anticipatorio e preventivo.
*Think Tank Rischi e Scenari Secursat