La Nuova Caledonia ci riprova: aperti i seggi del terzo referendum d’indipendenza dalla Francia. L’arcipelago dell’Oceano Pacifico aveva già provato a staccarsi ufficialmente da Parigi nel 2018 e nel 2020.
Nuova Caledonia, aperti i seggi per il terzo referendum d’indipendenza dalla Francia
È in corso un nuovo referendum per l’indipendenza dalla Francia in Nuova Caledonia. Si tratta del terzo tentativo in tre anni dopo quelli del 2018 e del 2020, quando la popolazione dell’ex colonia francese ha respinto il quesito rispettivamente con il 56,7% e il 53,3% dei voti. I seggi sono aperti dalle 7 ora locale (le 21 in Italia) per i 185mila elettori della piccola nazione.
L’arcipelago dell’Oceano Pacifico, situato a 2000 km a est dell’Australia, è territorio francese dal 1853. Dopo un accordo politico del 1988, è cominciato un processo di decolonizzazione, culminato nelle ultime votazioni per l’indipendenza definitiva. Tali accordi, oltre a tre referendum per l’indipendenza, prevedevano una maggior autonomia politica ed economica per la Nuova Caledonia.
Si tratta di un voto molto conteso, frutto di anni di tensione, spesso sfociata in scontri violenti tra chi si oppone all’indipendenza e gli indigeni kanaki, il 70% della popolazione e per buona parte sostenitori del SI. Molti dei kanaki soffrono condizioni di povertà e diseguaglianza sociale. Secondo i sostenitori dell’indipendenza, la sottomissione alla Francia non fa che arricchire il paese europeo a discapito degli indigeni. D’altro canto, chi si oppone al voto, guidati dalla coalizione di partiti Les Voix du Non, sottolinea l’importanza dei fondi francesi per lo sviluppo sociale ed economico della Nuova Caledonia. Senza quei fondi il paese perderebbe diverse opportunità economiche, creando enormi disagi nell’immediato futuro.
L’importanza del referendum: la tensione con Parigi e la pressione della Cina
Il risultato del referendum potrebbe avere conseguenze importanti sulla situazione politica internazionale. La Francia vorrebbe mantenere il controllo sulla Nuova Caledonia, considerata la sua posizione strategica fondamentale nel Pacifico. Non solo: la Nuova Caledonia è piena di nichel, metallo vitale per la produzione di batterie, cellulari, semiconduttori e acciaio inossidabile. Secondo certe stime, l’arcipelago ospita il 10% delle riserve mondiali del metallo argenteo.
Perdere il controllo sulla nazione isolana sarebbe un duro colpo per Parigi, ma anche per l’Europa. Secondo l’analista internazionale Bastien Vandendyck, la Cina è alla finestra: “Se la protezione della Francia viene meno, si creeranno tutti i presupposti perché la Cina si stabilisca permanentemente in Nuova Caledonia”. L’arcipelago ha già rapporti commerciali molto attivi con la Repubblica Popolare Cinese, che ha già esteso la propria influenza su diverse piccole nazioni del Pacifico. La Repubblica di Vanuatu, la Papua Nuova Guinea, le Fiji e le Isole Salomone sono già, di fatto, nazioni satelliti della Cina secondo l’analista. “Tutto quello di cui la Cina ha bisogno per completare la sua collana di perle attorno all’Australia è la Nuova Caledonia” ha concluso Vandendyck.