Oligarchi russi suicidi, due casi di stragi familiari in 24 ore: perché? Due magnati russi sono stati trovati morti in circostanze misteriose insieme a mogli e figlie. Secondo gli inquirenti potrebbero essere entrambi casi omicidio-suicidio.
Oligarchi russi suicidi, due casi in 24 ore: trovati morti insieme a mogli e figlie
Due misteriose stragi nel giro di meno di 24 ore. Due ricchi oligarchi russi sono stati trovati morti insieme alle loro mogli e figlie il 19 aprile, a oltre 3mila chilometri di distanza l’uno dall’altro. Entrambi i magnati russi non erano stati colpiti dalle sanzioni internazionali imposte dall’Occidente alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. Cosa è successo?
Sergey Protosenya, trovato impiccato nella sua villa in Spagna
Il miliardario russo Sergey Protosenya è stato trovato morto nella sua villa di Lloret de Mar, a Girona, insieme alla moglie Natalya, 53 anni, e alla figlia Maria, appena 18enne. Il ricco oligarca, ex vicepresidente di Novatek, si trovava in Spagna per passarvi la Settimana Santa con la famiglia. I corpi sono stati ritrovati dal figlio maggiore della coppia, che era rimasto nella residenza abituale della famiglia in Francia. Protosenya è stato trovato impiccato nel cortile della sua villa, con accanto un coltello e un’ascia insanguinati. Entrambe le donne presentavano ferite da accoltellamento. Secondi gli inquirenti, il magnate avrebbe usato proprio quelle armi per uccidere la moglie e la figlia nel sonno, prima di togliersi la vita. Quest’ipotesi è tuttavia minata dalla mancanza di macchie di sangue sul cadavere dell’oligarca. Nella villa sono state trovate diverse mazzette da 10mila dollari l’una e sei automobili di lusso.
Vladislav Avayev, trovato morto a Mosca armato di pistola
Il 19 aprile, il manager russo 51enne Vladislav Avayev, ex consigliere del Cremlino ed ex presidente di Gazprombank è stato trovato morto nel suo appartamento a Mosca, con in mano una pistola. Anche in questo caso la scena sembrava indicare un omicidio-suicidio: accanto a lui i cadaveri della moglie Yelena, 47 anni e incinta, e della figlia 13enne Maria, uccise a colpi di arma da fuoco. A trovare il corpo è stata la figlia maggiore della coppia, la 26enne Anastasia. La ragazza era preoccupata perché non riusciva a mettersi in contatto con i familiari e li ha raggiunti a casa, trovando la porta chiusa dall’interno.
Secondo i primi riscontri delle indagini, l’arma utilizzata per compiere la strage è una pistola automatica Stechkin. Si tratta di un’arma normalmente in dotazione dei corpi speciali di KGB e GRU, consegnata come premio per servizi resi. La pistola era legalmente detenuta da Avayev, anche se non è noto in che modo fosse collegato ai servizi segreti russi.
Oligarchi russi suicidi, le parole di Putin il 16 marzo: “La società russa sputerà fuori i traditori come moscerini”
Le circostanze sospette che caratterizzano entrambi i casi non possono non far pensare alle parole di Vladimir Putin che, il 16 marzo, criticava i cosiddetti oligarchi traditori: “Non sto affatto giudicando quelli che hanno una villa a Miami o in Costa Azzurra. Che non possono fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere. Questo non è assolutamente il problema, ma, ripeto, il problema è che molte di queste persone sono mentalmente lì e non qui. Non con il nostro popolo, non con la Russia. Questo è, secondo loro, un segno di appartenenza a una casta superiore, a una razza superiore. Queste persone sono pronte a vendere le loro madri per avere il permesso di sedersi nell’anticamera di questa casta molto alta.
Putin ha chiuso il suo messaggio con una minaccia neanche troppo velata: “Qualsiasi nazione, e soprattutto il popolo russo, sarà sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalle canaglie e dai traditori. E li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca“.