Omicidio Serena Mollicone: chi era la ragazza trovata morta ad Arce, in provincia di Frosinone? Chi l’ha uccisa e perché? Sono passati 20 anni ma nessuno è stato condannato. Il processo continua con diversi indagati. Al centro molti dubbi sulla caserma e sul suicidio del brigadiere Tuzi.
Serena Mollicone nasce ad Arce il 18 novembre 1982 e all’epoca dei fatti (giugno 2001) frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psico-pedagogico “Vincenzo Gioberti” di Sora. Inoltre, suonava il clarinetto nella banda del paese con la madre che era morta sei anni prima per una brutta malattia. Da alcuni mesi frequentava il 26enne Michele Fioretti. La mattina di quel tragico giorno, il 1° giugno 2001, Serena si reca all’ospedale di Isola del Liri (FR), a 10 km dal paese, per effettuare un’ortopanoramica. Dopo la visita medica, terminata alle 9:30, si reca in una panetteria nei pressi della stazione dove compra quattro pezzi di pizza e quattro cornetti: cosa che lascia presumere dovesse incontrare delle persone. Successivamente si ipotizza abbia preso l’autobus per Arce. L’ultimo avvistamento sarebbe avvenuto nella piazza principale del paese, piazza Umberto I. Serena, il cui rientro a casa era previsto per le ore 14, quel giorno doveva incontrare il suo ragazzo e nel pomeriggio avrebbe dovuto completare la tesina per l’esame di maturità.
Chi ha ucciso Serena Mollicone
Il cadavere della ragazza venne ritrovato verso le ore 12:15 di domenica 3 giugno 2001 da una squadra della Protezione Civile, nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella. Il corpo era stato adagiato in posizione supina in mezzo ad alcuni arbusti, coperto con rami e fogliame, per poi essere nascosto dietro un grosso contenitore metallico abbandonato. La testa, sulla quale era presente una vistosa ferita vicino all’occhio sinistro, era stata avvolta da un sacchetto di plastica, mentre le mani e i piedi erano legati con scotch e fil di ferro.
La chiusura delle indagini
Nel 2019 si sono chiuse le indagini con la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm di Cassino di 5 persone tra cui 3 carabinieri: il maresciallo Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco sono accusati di omicidio aggravato. Il sottoufficiale Vincenzo Quatrale, invece, è accusato di concorso in omicidio mentre il carabiniere Francesco Suprano di favoreggiamento. Secondo la ricostruzione del delitto, a colpire Serena Mollicone sarebbe stato il figlio di Mottola, Marco, probabilmente facendo sbattere la testa alla giovane contro una porta all’interno della caserma. Nel luglio 2020 è arrivato il rinvio a giudizio da parte del gup Domenico Di Croce del Tribunale di Cassino.
Delitto di Arce: perché Serena è stata uccisa
Il brigadiere dell’arma Santino Tuzi con le sue dichiarazioni, rilasciate sette anni dopo il delitto di Serena Mollicone, ha segnato la svolta nel giallo di Arce. Il 28 marzo 2008, ascoltato nella stazione dei carabinieri di Arce, Tuzi affermò di aver visto Serena entrare in caserma la mattina del primo giugno 2001, giorno della sua scomparsa. L’8 aprile i carabinieri, con l’autorizzazione del magistrato, registrano la conversazione tra lui e il suo ex collega, il luogotenente Vincenzo Quatrale. Il colloquio viene captato da una microspia installata nell’auto di Quatrale che il giorno della scomparsa di Serena era in servizio insieme a Tuzi.
La decisione di collaborare di Tuzi poteva essere il punto di svolta dell’inchiesta sull’omicidio di Serena che era giunta a un punto morto. Le sue rivelazioni soprattutto confermavano i sospetti del maresciallo Gaetano Evangelista, che aveva preso il comando della stazione dei carabinieri di Arce dopo Franco Mottola. Secondo Evangelista, che aveva riaperto le indagini sul caso Mollicone, la verità sul delitto di Arce andava cercata in caserma. E la testimonianza di Tuzi ne era quindi la prova.
Il suicidio di Tuzi
Ma mattina dell’11 aprile il carabiniere viene trovato morto, con un colpo di pistola, partito dalla sua arma d’ordinanza. Il suicidio all’inizio non venne associato all’omicidio di Serena. La Procura di Cassino archiviò il caso sostenendo che dietro l’insano gesto c’erano questioni personali. Sono dovuti passare altri 8 anni per collegare quel suicidio all’omicidio di Serena. Secondo la Procura il brigadiere e il collega Quatrale si trovavano in caserma nelle ore in cui la ragazza sarebbe stata uccisa in uno degli alloggi in uso alla famiglia Mottola. E il luogotenente Quatrale è accusato anche di istigazione al suicidio (di Tuzi) perché, secondo la Procura, avrebbe fatto pressioni sul collega per ritrattare.
La droga
Ad oggi gli indagati, con le ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere, sono: l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie e il figlio. Serena sarebbe andata nella caserma di Arce per denunciare lo spaccio di droga accusando in particolare Marco, il figlio del maresciallo Mottola, e lì avrebbe trovato la morte.
Omicidio Serena Mollicone: ultime news
La voce di Santino Tuzi, il brigadiere dei carabinieri morto suicida e testimone chiave nell’omicidio di Serena Mollicone, è riecheggiata nell’aula di Corte d’Assise del tribunale di Cassino a novembre 2021. La Corte ha ascoltato, infatti, l’intercettazione telefonica tra il militare e la sua amante, Anna Maria Torriero, qualche ora prima che venisse interrogato: era il 28 marzo del 2008 e Santino Tuzi quella sera, durante la deposizione, confessa di aver visto Serena Mollicone nella caserma di Arce il 1 giugno del 2001. Nel colloquio Tuzi dice rivolgendosi alla donna: “Sono stato chiamato per motivi di lavoro” e la Torriero incalza: “Che e’ successo? Per cosa ti hanno chiamato? Per la questione dei colleghi o quella della ragazza?” e Santino replica: “La ragazza”.
Ha parlato della vicenda la figlia del brigadiere, Maria Tuzi. “Quella donna mente. Sa molte più cose di quanto voglia far credere. Ci ha costretti ad ascoltare aspetti della vita intima con nostro padre che sono stati laceranti. Avrebbe dovuto, se non altro per umana pietà, dire la verità. Mio padre e’ morto ma non merita di essere oltraggiato come sta accadendo in questo processo”. In questa fase del dibattimento, infatti, la difesa dei cinque imputati si sta concentrando sulla figura di Santino Tuzi e sul fatto che il brigadiere per sette anni abbia taciuto sulla morte della studentessa di Arce.
“E’ da vigliacchi, da disumani, accanirsi su chi non può difendersi. Mio padre e’ stato un uomo coraggioso e se oggi si sta celebrando un processo e’ solo grazie alla sua testimonianza – prosegue Maria Tuzi -. Se fosse stato lui ad uccidere quella povera figlia non avrebbe mai parlato. Mio padre non era un assassino, mio padre era un uomo buono che amava la divisa piu’ della sua vita e quella divisa lo ha lasciato solo, lo ha tradito”.
Serena Mollicone: organi scomparsi
Novità importanti ed incredibili sul caso di Serena Mollicone. Un caso che continua ad aggiornarsi con colpi di scena e depistaggi.
Sono scomparsi alcuni organi di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001. A rivelarlo in sede processuale è stato il colonnello dei carabinieri Fabio Imbratta. “Una volta riesumata la salma della povera Serena avevamo necessità di analizzare anche gli organi che erano stati prelevati nel corso dell’autopsia effettuata qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo – ha dichiarato il colonnello – Reperti custoditi dal medico legale D’Aloja e che sono misteriosamente spariti. All’appello mancano oltre che la parte inguinale della giovane anche il sopracciglio che, secondo la ricostruzione, avrebbe sbattuto con violenza contro la porta della caserma”.
Spariti sia l’inguine della 18enne che il sopracciglio, dunque la parte del corpo che, in base alle nuove indagini, avrebbe battuto con violenza contro una porta di un alloggio in disuso della famiglia Mottola, quella dell’allora comandante dei carabinieri di Arce. Le dichiarazioni fornite da Santino Tuzi sono state fondamentali – ha evidenziato Imbratta – così come quelle rilasciate da Carmine Belli poi artatamente e volutamente modificate per farlo divenire un caprio espiatorio”.
L’istruttoria va avanti e nella prossima udienza, il 26 novembre 2021, parlerà la dottoressa Cristina Cattaneo, direttore del Labanoff, che ha redatto la nuova consulenza medico-legale, stabilendo anche che Serena, dopo aver perso conoscenza battendo la testa contro la porta e creduta morta dai Mottola, prima di farla sparire venne nascosta su un terrazzino della caserma. Il medico legale chiarirà quindi come ha accertato la presenza della studentessa nell’alloggio della famiglia del comandante dei carabinieri.