Interessante intervista quella fatta a Gabriel Garko che ha espresso il suo parere sull’omosessualità e sul cosiddetto “coming out”, che lui stesso ha fatto circa 2 anni fa, dichiarando a tutti di essere gay.
Sebbene si sia confessato pubblicamente, per l’attore torinese dovrebbe essere la normalità.
Gabriel Garko sull’omosessualità e il suo percorso
Era l’Ottobre del 2020 quando Gabriel Garko aveva dichiarato pubblicamente di essere omosessuale, durante una puntata del Grande Fratello Vip, in qualità di ospite. Nonostante il suo coming out di qualche anno fa, l’attore (e modello) classe ’72 sembra essere in disaccordo con questa pratica.
Interessanti infatti le dichiarazioni rilasciate durante l’intervista del Corriere della Sera. Garko ha così espresso il suo parere:
“Non sono molto d’accordo col coming out: la vera normalità ci sarà quando non sarà più necessario doverlo fare. Innanzitutto, non è che tutti devono sapere i fatti tuoi, non è assolutamente giusto che una persona debba confessare pubblicamente la sua omosessualità solo perché la società impone che tutti devono essere eterosessuali. E se il mondo fosse al contrario? E se gli etero dovessero fare coming out?“.
Secondo lui dovrebbe essere una cosa normale, all’ordine del giorno, e non più qualcosa di incredibile o sporadico. E come se anche gli eterosessuali dovessero sottoporsi al giudizio degli altri.
L’attore 50enne ha poi continuato la sua intervista, parlando dei suoi genitori e dell’importante ruolo che hanno avuto per lui:
“Hanno sempre saputo la mia verità, erano molto evoluti, non erano bigotti, non mi hanno trasmesso dei tabù e sono sempre stati miei complici. Quindi credo che, se in una famiglia normale padre e madre dicessero ai figli che esistono l’uomo etero, quello gay, la donna lesbica, il trans… eccetera, tra vent’anni non ci sarebbero più problemi nel dichiararsi serenamente in un modo o nell’altro”.
Una famiglia “aperta” e senza stereotipi, che ha permesso a Gabriel Garko di sentirsi accettato. Proprio per questo all’attore piemontese piacerebbe vestire i panni di padre, prediligendo però l’adozione. Come spiega allo stesso quotidiano:
“Non vorrei mettere al mondo una nuova vita. Semmai sarebbe bello adottare un bambino, per dagli la possibilità di una vita migliore. Per esempio, non capisco per quale motivo i single non possano assumere questo ruolo, oppure una famiglia arcobaleno. L’importante è che siano delle brave persone e che possano assicurare la giusta, dovuta dignità a un orfano. Però, pur avendo pensato spesso a compiere questo passo, oggigiorno forse non mi sento più motivato a diventare padre. Non mi piace la società in cui viviamo. Detesto l’accanimento morboso che impazza sui social. Oggi più che mai, i giovani devono poter contare su una famiglia sana alle spalle, per difendersi dal mondo virtuale, dove tutti si sentono in diritto di giudicare tutti”.
Uno spunto di riflessione su uno dei temi più delicati degli ultimi anni, ovvero quello delle adozioni, legato a quello di una società che, forse, non è ancora pronta ad accettare una cosa del genere. Ammesso che mai lo sarà.