Padova, studentessa universitaria ha affrontato il tema dei suicidi di tanti giovani in ambito universitario. Le sue parole sono state pronunciate davanti anche alla ministra Anna Maria Bernini. Ecco cosa ha detto la studentessa.
Padova, studentessa universitaria parla dell’emergenza suicidi
Si torna a parlare di emergenza suicidi all’Università. La presidente degli studenti dell’Università di Padova Emma Ruzzon all’inaugurazione dell’801/o anno accademico, ha affrontato il tema dei tanti suoi coetanei e colleghi che si sono tolti la vita. Davanti alla rettrice Daniela Mapelli e alla ministra Anna Maria Bernini, ha voluto mandare un messaggio forte e chiaro di responsabilità anche istituzionale.
Il discorso della ragazza davanti alla ministra Bernini: “Basta competizione”
“Siamo stanchi di piangere i nostri coetanei e vogliamo che tutte le forze politiche presenti si mettano a disposizione per capire, insieme a noi, come attivarsi per rispondere a questa emergenza, ma serve il coraggio di mettere in discussione l’intero sistema merito-centrico e competitivo“.
“La corona d’alloro – ha spiegato – non deve significare l’eccellenza, la competizione sfrenata. Deve essere simbolo del completamento di un percorso che è personale, di liberazione attraverso il sapere. Abbiamo scelto di mostrarla qui con un fiocco verde, quello del benessere psicologico, per tutte quelle persone che non potranno indossarla, per tutte le persone che sono state o stanno male all’idea di raggiungere questa corona. Stare male non deve essere normale”.
“Credo siano evidenti a tutti – ha sottolineato quindi – le profonde contraddizioni della narrazione mediatica intorno al percorso universitario. Ci viene restituito il quadro di una realtà che fa male. Celebrate eccellenze straordinarie facendoci credere che debbano essere ordinarie, facendoci credere che siano normali. Sentiamo il peso di aspettative asfissianti che non tengono in considerazione il bisogno umano di procedere con i propri tempi, nei propri modi”. La rappresentante degli studenti ha aggiunto che “il mancato raggiungimento di un risultato è da attribuirsi esclusivamente alla colpa del singolo di non essersi ‘impegnato abbastanza. Ricordiamoci però che molti degli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso accademico sono strutturali e sono, per esempio, non potersi permettere una casa da fuori sede, non poter frequentare le lezioni, non avere una borsa di studio, ed è codardo che si deleghi al singolo studente la responsabilità di trovare un modo per arrivare alla fine del percorso indenne, superando degli ostacoli che è compito delle istituzioni rimuovere”. Ha infine ricordato che “quest’anno a Padova 2.426 studentesse e studenti avevano diritto a ricevere una borsa di Studio che non è mai stata erogata. Mi chiedo come si possa immaginare che vivano serenamente il loro percorso universitario quando la preoccupazione principale diventa come sostenersi economicamente“.