Prossima alla partecipazione a Sanremo 2023 nei panni di co-conduttrice, la pallavolista azzurra si è raccontata in una lunga intervista rilasciata a VanityFair, dove ha trattato diversi argomenti. Paola Egonu ha anche espresso il suo parere sui bambini, legato anche alla sua infanzia. Si è infatti domandata se sia opportuno mettere alla luce un bambino di carnagione nera, destinato a soffrire a causa del razzismo.
Paola Egonu e la sua idea sui bambini
Conosciuta da tutti come un atleta forte e talentuosa, Paola Egonu nasconde però anche un lato più “umano” e fragile, caratterizzato dal suo passato, non semplice. La 24enne nata a Cittadella (ma con origini nigeriane) si è lasciata andare ad una lunga intervista per VanityFair, a pochissimi giorni dal suo debutto sul Teatro Ariston di Sanremo.
Sebbene possa vantare successi e medaglie, la pallavolista non dimentica il suo trascorso e ha deciso di parlare di una tematica ancora molto attuale, ovvero il razzismo:
“A quattro anni ho capito di essere diversa. Ero all’asilo e, con un mio amichetto, stavamo strappando l’erba del giardino: ci facevano ridere le radici. La maestra ci ha messo in castigo. Per tre volte le ho chiesto di andare in bagno. Per tre volte mi ha risposto di no. Alla fine ci sono andata di corsa, senza permesso. Troppo tardi: mi ero fatta tutto addosso. La maestra mi ha riso in faccia: ‘Oddio, fai schifo! Ma quanto puzzi!’. E, per il resto del giorno, non mi ha cambiata. Ho dovuto attendere, sporca, l’arrivo di mia madre nel pomeriggio. Ancora oggi, 20 anni dopo, fatico a usare una toilette che non sia quella di casa mia. Sono cresciuta in un contesto in cui lo standard di bellezza presupponeva l’essere bianca. Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. A un certo punto mi sono rasata a zero. Peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo”.
A questo punto, la stessa atleta si è domandata quanto sia giusto, e ragionevole, mettere al mondo un bambino che verrà subito escluso e messo a dura prova a causa della sua pelle:
“Mi chiedo a volte se sia il caso di mettere al mondo dei bambini. Se mio figlio sarà di pelle nera vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora. Lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”.
In un mondo che corre per ottenere sempre più riconoscimenti dal punto di vista tecnologico, bisognerebbe invece fermarsi a riflettere sui diritti umani e sul razzismo e su quanto queste tematiche siano ancora all’ordine del giorno.