Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il Myanmar è appena diventata la prima fonte di oppio al mondo. Le droghe provenienti dal sud-est asitico rappresentano una seria minaccia per tutti i Paesi dell’Europa.
Il Myanmar è diventata la prima fonte di oppio al mondo per effetto della sua instabilità interna e della drastica riduzione delle coltivazioni in Afghanistan. L’ultimo report realizzato dalla United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del controllo della droga e del crimine, non lascia spazio all’immaginazione.
Il calo del 95% della coltivazione di oppio in Afghanistan dopo il divieto di droga da parte dei Talebani nel 2022 ha visto l’offerta globale spostarsi verso il Myanmar. Dove l’instabilità politica, sociale ed economica causata da un colpo di stato del 2021 ha spinto molti a coltivare il papavero.
All’apparenza, sembra di parlare di Paesi lontanissimi. Eppure, America meridionale, Asia occidentale e Africa settentrionale sono importanti aree di approvvigionamento per le sostanze illecite che giungono in Europa. Italia compresa.
La Relazione europea sulla droga del 2022, realizzata dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, anticipava rischi e pericoli connessi al traffico illegale di sostanze stupefacenti dall’Afghanistan. Adesso che i riflettori sono puntati sul Myanmar, le stesse problematiche sono traslate alla nazione del sud-est asiatico.
Cosa rischia l’Europa
L’Europa, dunque, deve prepararsi alle possibili conseguenze dei cambiamenti in atto in Afghanistan e Myanmar. Per capire di cosa stiamo parlando, basta dare un’occhiata alle rotte della droga in essere tra l’Asia e il Vecchio Continente, e alle nazioni che fungono, loro malgrado, da hub strategici in questo grande gioco della droga globale.
L’Iran si trova in una posizione geografica strategica, che coincide con le principali rotte di contrabbando delle droghe provenienti dalla regione asiatica, in particolare dai citati Afghanistan e Myanmar. Le sostanze – per lo più l’eroina – transitano attraverso il territorio iraniano per poi fluire verso molteplici destinazioni.
In primis in Europa, lungo le cosiddette “Rotte Balcaniche” e “Rotte Meridionali“, che prevedono il transito del materiale illegale attraverso i Paesi dell’Africa orientale e meridionale e dell’area dei Balcani. L’Italia farebbe bene a prendere appunti per prevenire una possibile, futura alluvione di droghe “made in Myanmar”. Considerando che circa il 90% dell’eroina che si consuma in Europa, ad esempio, viene proprio dall’Asia sud-occidentale e il 10% da quella sud-orientale.
Il Myanmar re dell’oppio
Per quanto riguarda il Myanmar, gli agricoltori locali adesso guadagnano circa il 75% in più dalla coltivazione del papavero da oppio. Il motivo è presto detto: i prezzi medi del fiore hanno raggiunto circa 355 dollari al chilogrammo, mentre l’area di coltivazione è aumentata del 18% anno dopo anno, passando da 40.100 a 47.000 ettari.
Ma per capire cosa sta accadendo a queste latitudini è fondamentale leggere il rapporto dell’UNODC intitolato Southeast Asia Opium Survey 2023: Cultivation, Production and Implications. Dal quale si apprende che l’espansione della coltivazione dell’oppio in Myanmar alimenta una crescente economia illecita nel Mekong.
Un buco nero, questo, che unisce livelli elevati e costanti di produzione di droghe sintetiche ad una convergenza di traffico di droga, ma anche riciclaggio di denaro e attività criminali online, inclusi casinò e truffe varie. “Questa convergenza genera profitti significativi per i gruppi criminali organizzati nella regione”, ha avvertito l’UNODC. Con serie conseguenze, va da sé, per il resto del mondo.