Pescara, la direttrice del vocale choc sul ciclo mestruale, licenziata dalla Conad, si difende: “Fatti e parole travisati, mi hanno preso alla lettera”. La dirigente è sotto accusa per un controverso messaggio audio inviato ai suoi caporeparto: “Ditemi chi ha il ciclo o vi calo le mutande”.
Cosa è successo, l’audio choc ai dipendenti: “Voglio sapere chi ha il ciclo”
Carla Di Tecco, ex direttrice della Conad di Via Tiburtina a Pescara, è finita nella bufera per un messaggio vocale sconvolgente inviato ai suoi caporeparto: “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io“. La titolare del supermarket avrebbe reagito furiosamente al ritrovamento di un assorbente usato sul pavimento del bagno del personale. La denuncia arriva dal sindacato Filcams Cgil di Abruzzo e Molise, dopo la segnalazione da parte delle dipendenti. Secondo alcune testimonianze al messaggio sono seguite minacce di licenziamento e perquisizioni personali ai danni delle dipendenti, costrette a “manifestare la loro estraneità al fatto, togliendosi pantaloni e mutandine negli spogliatoi“.
Pescara, parla la direttrice Conad autrice dell’audio sul ciclo: “Travisamento dei fatti”
In un intervista a Repubblica, la donna si è difesa dalle accuse: “Quanto è stato raccontato sulla vicenda è puro travisamento dei fatti. Il mio sfogo è stato preso alla lettera, io non ho mai dato l’ordine di fare perquisizioni corporali alle dipendenti, ma di scoprire chi fosse stata. Il turno che aveva lasciato l’assorbente sporco in bagno aveva smontato. Era avvenuto al mattino e non avrebbe avuto senso controllare le lavoratrici del pomeriggio”.
L’ormai ex dirigente Conad, licenziata nei giorni scorsi a causa della vicenda, pare avesse già precedenti di condotta tutt’altro che esemplare nei confronti dei propri subordinati. Nel gennaio 2020 si registra un rinvio a giudizio nei confronti di Carla Di Tecco per estorsione nei confronti di un dipendente. La donna era accusata di aver perseguitato la vittima per giorni e giorni, riempiendolo costantemente di insulti. Secondo Vincenzo Brunetti, l’avvocato del dipendente: “Lo ha violentato psicologicamente e logorato tanto da costringerlo alle dimissioni”. La vicenda si è conclusa con il pagamento di un risarcimento di fronte al Tribunale del Lavoro, senza che si arrivasse al processo penale.