Pil dell’Italia in calo: l’Istat è costretta a rivedere al ribasso la stima diffusa lo scorso 31 luglio rimarcando una frenata dell’economia italiana.
Pil Italia in calo: -0,4% nel secondo trimestre
Brutta notizia per l’Italia e per il pil dell’Italia, in calo più del previsto. La riduzione congiunturale dello 0,3% del Pil prevista per l’economia del Bel paese è invece scesa dello 0,4%. Una frenata più brusca del previsto, specie se confrontata con i dati dello stesso trimestre dello scorso anno.Anche la crescita, di pari passo, è conseguentemente più lenta ed è pari allo 0,4% rispetto al +0,6% previsto sempre lo scorso 31 luglio.
Gli altri paesi europei
Nel secondo trimestre dell’anno, quindi, l’economia italiana ha quindi registrato una performance inferiore a quella della media europea e dei principali partner. A fronte del -0,4% registrato dall’economia italiana, il Pil – ricordal’Istat – è cresciuto in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti, dello 0,5% in Francia ed è rimasto stabile in Germania. In termini tendenziali invece, rispetto al +0,4% italiano, si è registrata una crescita del 2,6% negli Stati Uniti e dello 0,9% in Francia, mentre si registra una diminuzione dello 0,1% in Germania.
Nel complesso, il Pil dei Paesi dell’area Euro è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nel confronto con il secondo trimestre del 2022.
Italia, Pil in calo con domanda interna, male consumi e investimenti
A determinare la flessione del Pil nel secondo trimestre in primis la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo dello 0,3% dei consumi finali nazionali e dell’1,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono anch’esse diminuite, entrambe in misura pari allo 0,4%.
Si registrano, in particolare, andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%.