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Qatargate, Papa Francesco interviene sul caso e condanna duramente lo scandalo

Qatargate, Papa Francesco

Qatargate, Papa Francesco ha condannato lo scandalo che è scoppiato intorno ai Mondiali che si sono appena conclusi. Le parole del Pontefice sono arrivate nell’ intervista prenatalizia rilasciata al vaticanista Mediaset, Fabio Marchese Ragona, e andata in onda su Canale 5.

Qatargate, Papa Francesco interviene sul caso

Papa Francesco è intervenuto sulla questione dello scandalo Qatargate. La condanna del Pontefice è arrivata nell’ intervista prenatalizia rilasciata al vaticanista Mediaset, Fabio Marchese Ragona, e andata in onda su Canale 5.

Il Pontefice condanna duramente lo scandalo

“Oggi si scivola dal peccato alla corruzione, per cui noi non dobbiamo tollerare questo”, ha dichiarato il papa.  “Questo scandalizza. Tutti siamo peccatori. Tutti: tu, io e tutti noi. E dobbiamo chiedere perdono al Signore tutti i giorni per i nostri sbagli. Io mi spavento. Peccatore sì, corrotto mai”.

“Come mai, – si è domandato il Papa – con il bisogno che c’è in Europa di tante cose, questa gente che è nell’amministrazione scivola in questa maniera nella corruzione? Per me è un criterio. E non dobbiamo peccare, ma sono deboli. Sì, sì deboli. Anche io sono debole, tutti siamo deboli. Ognuno ha il proprio punto più magro, diciamo così, la personalità: uno perché è bugiardo, uno ha un po’ di ira, uno ha un brutto carattere. Ognuno ha la propria. Peccatore sì, ma corrotto no, eh? Corrotto no. Questo che tu mi fai vedere è una corruzione, non è peccato. È peggio perché la corruzione ti putrisce l’anima. Spuzza in lombardo, puzza in italiano”.

Poi, un messaggio anche all’Argentina, vincitrice ai Mondiali in Qatar: “Ai vincitori tutti fanno gli auguri. Che lo vivano con umiltà. E a quello che non vince, che lo vivano con gioia perché il valore più grande non è vincere o non vincere, è giocare pulito, giocare bene. Ambedue che abbiano il coraggio di darsi la mano. Quando io vedo la fine di una partita dove non si danno la mano… Noi, sto parlando dell’anno ’46, andavamo allo stadio tutte le domeniche anche con la mamma, papà, tutti insieme. E lì la parola più brutta che si sentiva all’arbitro era ‘venduto’, ma poi finiva la partita e si davano la mano. Quel savoir-faire dello sport, no? Lo sport ti fa più nobile, ti fa nobile anche se fatto con un pallone di stracci. Dobbiamo far crescere lo spirito sportivo e io mi auguro che questo campionato mondiale aiuti a riprendere lo spirito sportivo, che ti fa nobile”.

 

 

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