Quali e quante sono le repubbliche filorusse? Non solo il Donbass. Esistono molti altri i territori fedeli alla Russia che si sono proclamati indipendenti sia in Europa che in Asia. Dall’Ossezia del Sud alla Transnistria: ecco quali sono.
Repubbliche filorusse: quali e quante sono in Europa
La guerra in Ucraina è solo l’ultimo di una serie di interferenze della Russia a danno dei suoi paesi confinanti. Fomentare rivolte e movimenti separatisti è una strategia favorita dal Cremlino per destabilizzare i propri bersagli. Nel corso degli ultimi vent’anni la Federazione Russa ha dato il suo supporto a molti territori indipendenti autoproclamati, spesso intervenendo militarmente. Quali sono queste repubbliche filorusse in Europa e in Asia?
Ucraina – Le Repubbliche popolari del Donbass
Nel 2014, dopo le rivolte dell’Euromaidan e l’annessione della Crimea da parte della Russia, ebbe inizio anche la crisi del Donbass. Si tratta di una regione dell’Ucraina Orientale, che coincide con il bacino del Donec, fiume affluente del Don che attraversa quella zona. È suddiviso in tre “oblast”, quelli di Donetsk e Luhansk, al confine con la Russia, e quello di Dnipropetrovsk, più a ovest. Gruppi di separatisti, sobillati, armati e finanziati dalla Russia, si mobilitarono e in poco tempo presero possesso degli oblast di Donetsk e Luhansk. I rivoltosi dichiararono l’indipendenza dall’Ucraina e proclamarono quindi la nascita di due nazioni indipendenti: la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk. Nel 2022, il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass e la “difesa della pace” sono il pretesto usato da Vladimir Putin per invadere l’Ucraina: “L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura. L’Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass”.
Georgia – Abcasia e Ossezia del Sud
La Georgia è un piccolo stato caucasico che in passato faceva parte dell’Unione Sovietica. Pur trovandosi geograficamente in Asia, è molto vicino all’Europa dal punto di vista culturale. È infatti un membro del Consiglio d’Europa e di molte altre organizzazioni transnazionali europee. Con la caduta dell’URRS, nel 1991, l’Ossezia del Sud, regione al nord della Georgia popolata principalmente da persone di etnia osseta, si dichiarò indipendente. I separatisti incontrarono una forte resistenza da parte della Georgia, che accusò la Russia di finanziare e armare i rivoltosi. Poco tempo dopo anche l’Abcasia, ad ovest, sulle rive del Mar Nero, proclamò la sua indipendenza. Nel 2008, in un’operazione molto simile all’odierna invasione, Vladimir Putin occupò l’Ossezia del Sud e l’Abcasia dopo averne riconosciuto l’indipendenza, mantenendo una presenza militare per “garantire la pace”.
Moldavia – Transnistria
La Transnistria è uno stato indipendente non riconosciuto dall’Onu. Nel settembre 1990, ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Moldavia, senza riscontrare alcun riconoscimento sul piano internazionale da parte dei membri delle Nazioni Unite. Dopo alcuni anni di guerra civile interna, nel 1996 la Transnistria è diventata una Repubblica presidenziale. Attualmente il governo di Transnistria e la sua economia dipendono fortemente dai sussidi provenienti dalla Russia, che mantiene una presenza militare.
Azerbaigian – Nagorno-Karabakh
Il Nagorno-Karabash è una regione oggetto di disputa tra l’Armenia e l’Azerbaigian, stati caucasici ex sovietici, di recente diventato un protettorato della Federazione Russa. L’intervento militare del Cremlino risale solo al 2020: la Russia negozia una tregua tra i due paesi e manda un contingente di duemila soldati nella regione, anche in questo caso per operazioni di peacekeeping. Di fatto il Nagorno-Karabash è al momento sotto il loro controllo, come dimostra anche la distribuzione di passaporti russi ai locali.