San Marino, scandalo sessuale tra i vertici politici dello Stato. Le accuse risalgano all’inizio del mese di marzo. Il Governo cercherà di fare chiarezza sull’accaduto.
San Marino, scandalo sessuale
Scandalo sessuale ai vertici politici di San Marino. La vicenda risale ai primi giorni di marzo e ne sono già a conoscenza nel Paese diversi esponenti del mondo politico. A darne notizia uno dei quotidiani del Paese, L’Informazione, che ricostruisce la vicenda con tanto di particolari su l’accaduto.
Lo scandalo ha colpito uno dei capi di Stato più giovane della storia del Paese. Il Congresso promette che “sarà fatta ogni dovuta chiarezza, consentendo anche al diretto interessato di chiarire nel rispetto delle norme istituzionali”. Si precisa infatti che il silenzio dell’accusato dipende dalla “correttezza istituzionale che vieta ai Capi di Stato di esprimere opinioni e rilasciare dichiarazioni durante il loro mandato, anche per non incorrere nel reato di vilipendio contro la Suprema Magistratura”.
Accusato uno dei capi dello Stato
Il più giovane capo di Stato al mondo è accusato di molestie sessuali. Mancavano nove giorni al passaggio di testimone semestrale, sancito dal 1° aprile, il Capitano Reggente Giacomo Simoncini è stato travolto dalla peggior bufera.
Giacomo Simoncini, centrosinistra, 27 anni, farmacista si sarebbe spogliato davanti a una segretaria convocata nel suo ufficio con la scusa di una cerniera lampo difettosa. La segretaria, una signora ben più grande di lui, ha ricevuto la risposta che la zip dei pantaloni si era rotta.
Giacomo Simoncini che, insieme a Francesco Mussoni, resterà in carica fino a venerdì della prossima settimana, giorno in cui scadrà il mandato, dopo sei mesi di reggenza. Poi è arrivata la nota del Governo: il governo. “Sulle accuse mosse a uno degli Eccellentissimi Capitani Reggenti – si legge nella nota del Congresso di Stato – dovranno essere svolti tutti gli accertamenti necessari consentendo al diretto interessato di chiarire ogni cosa nel rispetto delle norme istituzionali. La correttezza istituzionale impone ai Capitani Reggenti il vincolo del silenzio previsto dalle norme vigenti, che vieta ai capi di Stato di esprimere opinioni e rilasciare dichiarazioni di qualunque natura durante il loro mandato, anche per non incorrere, a loro volta, nel reato di vilipendio, cioè di offesa all’onore e al prestigio della Suprema Magistratura”. Le osservazioni in merito alle contestazioni mosse “siamo certi che saranno presentate puntualmente dal diretto interessato non appena concluso il semestre reggenziale, convinti della volontà di fare ampia luce e favorire così l’affermazione della verità”.