Amedeo Sebastiani continua a rincorrere l’incidente diplomatico mondiale nella terza serata del Festivàl. Dopo aver umiliato, in combutta con l’amico Rosario Ciuri Fiorello, l’icona del cinema John Travolta infliggendogli il ballo del qua qua tra paperotti antropomorfi, vuole pure avere ragione. E, adirato, sbeffeggia Tony Manero con pressoché qualunque ospite gli capiti a tiro, da Eros Ramazzotti a Russell Crowe. Non si fa. La co-conduttrice Teresa Mannino è dinamite pura, tutto ciò di cui questa edizione necessitava disperatamente per defibrillarsi dalla noia (sì, pure da quella di Angelina Mango). E invece, la comica dopo una entrata in scena da magnifica anarchica viene subito ridimensionata e, alla fin fine, si vede poco e niente sul palco. Che spreco. Mengoni e Giorgia hanno avuto dieci volte il suo tempo a disposizione per far caciara. Probabilmente perché non potevano essere bravi al punto da minacciare l’egemonia del per nulla rancoroso Amedeo Sebastiani. Una serata che si conclude con il Signor Pioggia quinto tra i Fab 5 della classifica finale, è una serata sconfitta. Ma qui, come sempre, per fortuna della classifica ce ne sbattiamo. Per infausto dovere di cronaca riportiamo comunque notizia di un inspiegabile quarto posto provvisorio a il Tre (Chi?). Terza Alessandra Amoroso che ha più smania di vincere che di asciugarsi i capelli (come tutte), secondo Ghali con l’alieno suo, prima Angelina Mango per la gioia dei social. Andiamo a dragare questo nuovo, mestissimo abisso tra promossi, bocciati e rosicate imperiali.
La dura vita dei cantanti-cuscinetto al Festivàl: voto 5
Amadeus ha riportato i Big della musica italiana al Festivàl di Sanremo, è vero. Ma a nessuno Big della musica italiana piacerebbe arrivare a fondo classifica. A parte forse a Renga e Nek che tengono il “tanto ormai” stampato in fronte come motto di vita e testamento spirituale per i posteri. Comunque, il prodigio attuato da Amedeo Sebastiani è stato possibile per tante ragioni. Tra tutte, ne tiriamo fuori una tabù: i cantanti-cuscinetto in gara. Gente come Il Tre, quelli pescati dal contest propaggine di Sanremo Giovani (che, ancora, a sto giro sono tre), Fred De Palma, l’enfant prodige Alfa, BigMama, quell’altro che si chiama Maninni, Rose Villain, il residuato di Amici Sangiovanni le cui farfalle son tornate bruchi da mo’ e la lista sarebbe ancora lunga ma vi risparmiamo.
Tutti illustri semi-sconosciuti che, bene o male, stanno all’Ariston giusto per dirlo a mamma e papà, si segnagno coi gomiti per essere lì, si scattano un sacco di selfie tra hotel extra-lusso e camerini dell’Ariston che, insomma, quando je ricapita. Sostanzialmente tappezzeria, lotteranno al massimo per il fondo classifica, dove no, non ci può finire Alessandra Amoroso per la prima volta in gara dopo 15 anni di carriera. E manco Emma dopo averlo non solo vinto ma addirittura condotto un Festivàl, figuriamoci Loredana Bertè, Fiorella Mannoia e via dicendo. I Big accettano l’invito di Amadeus per mettersi in gioco, certo. Sapendo che non ci si metteranno davvero poi più di tanto. Grazie ai cantanti-cuscinetto, lì per immolarsi e salvare la faccia a chi è famoso veramente. Una vita da mediani, in perenne quota Colla Zio. Solidarietà.
Mannoia, la preferita degli dei e quell’apparente bestemmia: voto 7-
Dopo averci insegnato che “siamo noi che dobbiamo imparare a tenercela stretta, aaaa tenercela strettaaaaaa” con “Che Sia Benedetta” l’anno in cui perse male il Festivàl, dribblata da Francesco Gabbani munito di scimmia, Fiorella Mannoia torna all’Ariston con una insostenibile pizzica sull’orgoglio che prova a esser donna. La nostra tiene 69 anni, il fisico di una trentenne e la chioma fluente di otto Branduardi messi insieme. Ha pure un marito di circa 30 anni più giovane. Praticamente la preferita degli dei, non abbiamo dubbi che sia orgogliosa d’essere se stessa. La sua “Mariposa”, comunque, risulta dimenticabilissima, non fosse per un qui pro quo già super virale sui social. Mannoia chiude il ritornello dichiarando, tronfia, “Orgogliosa io canto”. Sarà il ritmo, sarà la base che sovrasta sempre il cantato di ogni sciagurato artista in gara perché i microfoni che funzionano all’Ariston saranno mica fondamentali, ma ciò che si sente al posto delle parole originali è una colorita imprecazione “veneta” all’indirizzo della più suprema divinità. I reel di pochi secondi con tale suggestione acustica sono tutto ciò che di rilevante questo brano possiede. Ma occhio: una volta pigiato play, non potrete più farne a meno. Orgogliosa io, se non potrete.
All’Ariston non si trova un phon, tutte con la chioma fradicia: voto 2
Sanremo bagnato, Sanremo sciagurato. Le artiste in gara salgono quasi tutte sul palco con le chiome bagnate, paiono unte, una roba raccapricciante. “Scarpe, sofà e poltrone, non manca più nessuno…Solo non di vendono du’ asciugacapelli” è il motivetto che viene da canticchiare, sicuro al posto dei loro brani, vedendole umide in scena senza un perché. Non avremmo mai pensato di poterlo nemmeno pensare ma qualcuno, per cortesia, potrebbe sgabbiare, chissà, un Federico Fashion Style?
Un’anima, insomma, in grado di asciugare quelle alghe che le “queen” in gara si ritrovano sulla crapa, defribillandole a nuova, meno oscena, vita. Oramai la metà della kermesse è stata scavallata. E ancora non si trova un phon nei camerini. Possibile mai? Mettiamo, a campione, una foto di Alessandra Amoroso sperando che non ci scambi per hater e ricicci fuori un’altra canzone per dire che si sente offesa. Questa responsabilità non ce la prendiamo. Nei confronti del pubblico, s’intende.
Angelina Mango fenomeno a prescindere, questa è la vera noia: voto 6+
Bravissima, bellissima, iconica, si scrive Angelina Mango e si legge Santissima Subitissimo, scrosciano superlativi senza soluzione di continuità. Famosa dal tempo di un battito di ciglia, la figlia d’arte porta all’Ariston un brano che si intitola “La Noia”, ma la vera noia è il fatto che non se ne possa parlar male. Siamo un popolo di poeti, navigatori e ferventissimi appassionati di cumbia, pare. La cumbia, quella di Angelina Mango ovvio, è il nuovo padel, la novella friggitrice ad aria, ah la grande, l’irreprensibile cumbia, non sapevamo fosse anche un genere musicale.
Perennemente abbigliata come il bizzarro incontro tra una statua della Madonna di Loreto e la plafoniera che sta in casa di zia ottuagenaria a prender polvere dal ‘74, Angelina Mango è moda, ispirazione, empowerment, stile e tutto quel preciso insieme di boiate all’aria fritta che le faranno vincere sto Festivàl. Congratulazioni.
Il mea culpa di Sangiovanni non interessa neanche alla sua ex: voto 3
Un tempo gli volavano farfalle tutte intorno, oggi non più. L’ex Amico di Maria Sangiovanni sta afflitto per la fine della sua relazione con l’ex Amica di Maria Giulia Stabile. Invece di andare a Temptation Island o a C’è Posta per te, il nostro decide di scrivere “Finiscimi”, un brano di profonda autocritica ombelicale in cui se ne dice di ogni forse per anticipare i commenti del pubblico ascoltante. Alla prima serata del Festivàl si è lagnato sul palco vestito come il Papa se il Papa dovesse dire l’Angelus in completo da ufficio: tailleur bianco con ingombrante spillozza crociata d’oro massiccio.
A questo secondo giro non abbiamo fatto caso nemmeno all’outfit perché, sinceramente, ci siamo assopiti. Sangio, è l’una di notte, vai a spremerti il cuore da un’altra parte per cortesia. Perché tanto purtroppo non ci interessa. Tra l’altro, l’amata Giulia Stabile, impermeabile al mea culpa sanremese della ex dolce metà, via social tifa sfegatatamente Angelina Mango. Magari la prossima volta una telefonata, Sangio, un tête-à-tête, un vocale su Whatsapp. Anche perché, come recita quella Sacra Bibbia dei sentimenti che è ed eternamente sarà il film Love Actually: “Nessuna ti si scoperà più se piangi sempre”. Segnatela questa, Sangio.
Teresa Mannino magnificamente anarchica, ma subito silenziata: voto 7
Sarebbe stato un dieci e lode. Se solo l’avessero lasciata fare. Teresa Mannino irrompe sul palco dell’Ariston nel magnifico ruolo della più totale anarchia: lancia la pubblicità quando le pare, domanda, irriverente, che diavolo di senso abbia “spiegare le canzoni”, si stende sui tre tenori(ni) del Volo lasciandoli tutti impomatati e basiti. Insomma, dà l’impressione che ci sia una scaletta. E la certezza che a lei non interessi. “Io non leggo niente”, professa e Amadeus capisce di essersi portato Mefisto in casa. Abbigliata come zia Yetta de “La Tata”, Teresa Mannino è ciò di cui questo Festivàl aveva disperatamente bisogno: un defibrillatore che salvasse tutti i coinvolti, pubblico compreso, dalla noia mortale. E invece. E invece dopo questo inizio oltremodo promettente e dinamitardo, sparisce. La rivedremo oltre un’ora più tardi con un monologo comico tristanzuolo e XXL che, infatti, pressoché nessuno ascolta. Poi porta fiori in carriola al pubblico dell’Ariston in uno sketch scritto con ogni evidenza per depotenziarla. Magnifica tantissimo, valorizzata pochissimo. “Co-co” tanto quanto Mengoni e Giorgia, ha avuto un decimo del loro tempo in scena. Il sospetto è che, appena esce di scena, Fiorello e Ama la chiudano in camerino ingoiando la chiave.
Amadeus rosica malissimo per il ballo del qua qua: voto 4
Se, e sottolineiamo se, Amedeo Sebastiani deciderà di guardare il prossimo Festivàl dal divano di casa, sarà a causa del ballo del qua qua. Chi ce lo doveva dire. Quel che è certo è che Ama, dopo aver sostanzialmente umiliato un’icona del cinema mondiale in Eurovisione con la connivenza del compare Rosario Ciuri Fiorello, riesce pure a mostrarsi offesissimo. Cosa ben rara, dato che la sua poker face è sempre stata da antologia. Basti pensare alla calma che mantenne quando gli deflagrò sotto al naso l’affaire Bugo-Morgan. E ora invece che succede? Succede che Amedeo Sebastiani si mostra nero pece nei confronti di Travolta, “me lo aspettavo più simpatico”, stiletta in diretta chiacchierando con Eros Ramazzotti che non lascia ma raddoppia sferzando: “Beh, dovevate dargli più soldi!”. Il conduttore, poi, ride di Tony Manero pure con Russell Crowe che, oramai, pare il figlio maggiore di Santa Claus.
L’ex Gladiatore mima il ballo del qua qua, citando Travolta, e chiude sfregandosi la mano sotto al barbuto mento come a dire: “Chissenefrega”. Fosse capitato a lui, non osiamo immaginare le proporzioni dell’inferno che avrebbe scatenato. Comunque, tutte le polemiche sortite da quello sciagurato siparietto hanno ferito Ama, è evidente. John Travolta, invece, sta un fiore, non vede l’ora di tornare in Italia. Con un paio di missili a portata di mano. Il perculo di Amadeus, in ogni caso, è proprio fuori luogo. Capita di sbagliarne una, per quanto grossa. Cosa è successo lo abbiamo visto tutti. Non ha ragione, se ne faccia una ragione.
I Ricchi e Poveri hanno capito tutto, sono lì solo per far caciara: voto 8
“Vinceremo?”
“Mai!”
Così deve essere andato il brief pre-festivaliero tra Angela e Angelo dei Ricchi e Poveri. E magari fosse stato lo stesso pure quello di tutti gli altri 29 in gara! Certi di stare lì per dar fondo alla classifica, portano una ferocissima balerata dal titolo “Ma non tutta la vita”.
La prima sera si erano presentati legati insieme in un gigantesco fiocco rosso perché tanto chissenefrega, la loro funzione primaria è generare meme. E, per fortuna, lo sanno. Angela e Angelo si divertono in disimpegno e, lo ribadiamo, magari i colleghi avessero un centesimo della loro leggerezza. In gara per gioco, il pezzo comunque, tra mossette e groove facilone, è una boiata che, catchy così, ad Annalisa stavolta non è riuscita. La ascolti una volta, giuri a te stesso che non lo rifarai mai più. Ma oramai è fatta, ti risuonerà per sempre da un timpano all’altro, infestandoti il cervello. Tipo il main theme di Jurassic Park. Angelo e Angela, i nostri due nuovi T-Rex preferiti. Hasta la caciara siempre!
Mr. Rain senza pupi è pure peggio di Mr. Rain coi pupi: voto 5-
Finalmente, sul palco dell’Ariston, un artista maschio che canta di fragilità, lancinanti dubbi esistenziali, paranoie e male di vivere. Per il secondo anno di fila, tra l’altro. Ed è sempre lui: Mr. Rain. Ghostato perfino dai pupi che si portava appresso allo scorso Festivàl, stavolta propone la lagna “Due Altalene” in cui, nel brutto mezzo del ritornello, si premura nuovamente di “fermare il mondo” mentre sta con l’amata “per un secondo”. Manco lo schiocco di dita di Thanos.
Ridefinizione stessa del termine “accollo”, il Signor Pioggia si ritrova clamorosamente quinto in classifica provvisoria finale. Sempre colpa di televoto e radio. Il Paese reale, dopo i crimini perpetrati nel corso della seconda serata della kermesse (Geolier primo!), torna a fare paura. Ma ci spaventa molto di più realizzare quanto Mr. Rain senza pupi sappia essere perfino peggio di Mr. Rain coi pupi. Del resto, bisogna sempre fare attenzione a ciò che si desidera: potrebbe avverarsi.
Ferilli Avenger di noi tutti, in cinque minuti se magna Amadeus: voto 8.5
Già nei nostri cuori per essersi rifiutata di prodursi in un monologo da donna afflitta al Festivàl perché “Io sono Sabrina Ferilli, di che mi devo lamentà?”, l’attrice torna all’Ariston e in cinque minuti assume la forma del peggior incubo di Amadeus: una donna che gli tiene testa, lo corregge, lo cazzia pure alla bisogna. Certo Ama non s’aiuta: sbaglia per due volte la data di partenza della nuova fiction che la vedrà protagonista su Rai 1, Gloria, poi, pur avendo lei a disposizione, chiama sul palco tre cantanti per presentarne uno solo. “Ah, ma che è sta roba a tre? Era proprio necessaria?”, domanda la nostra Avenger der Colosseo. Poi racconta a grandi linee la trama della fiction che verrà, per la regia di Fausto Brizzi, e si dilegua lasciando il poro Amadeus in una nuvoletta d’imbarazzo. Se l’anno prossimo venturo la conduzione dovesse essere davvero affidata a una donna, abbiamo un nome. E anche un cognome. L’intera kermesse durerebbe mezz’ora con tre cantanti in gara costretti a esibirsi pure alla veloce che dobbiamo chiudere “o te faccio sbranà da Giovannino di Tu Sì Que Vales”. Un sogno.