Sara Ventura è un’ex tennista italiana e in un’intervista ha denunciato molestie sessuali di cui è stata vittima quando era molto giovane. La Ventura si è raccontata e confessata su episodi davvero difficili per lei.
Sara Ventura, chi è l’ex tennista
Sara Ventura è un’ex tennista ed oggi a 47 anni è diventata una personal trainer. Nel 2015 ha aperto a Milano, sui Navigli, la sua palestra Sara Ventura Art and Body, dove si occupa di crossfit, functional training, pesistica. Nelle ultime ore si è discusso molto della sua confessione di molesti sessuali quando era una giovane tennista. A 12 anni ha perso la madre e così si è trasferita in un collegio fuori Roma diventando poi una tennista professionista italiana e mettendo in bacheca 15 titoli.
La denuncia di violenze sessuali: “Gli allenatori mi molestavano”
“A volte, in trasferta, dividevo la camera con l’allenatore. Lo facevo per risparmiare, ma dovevo stare attenta che, di notte, andasse tutto bene – ha confidato Sara Ventura a Vanity Fair – Ho subito abusi di ogni tipo”. A luci spente il coach andava nel suo letto? “Sì, ma io lo cacciavo. Avevo 13 anni. Ne parlavo con le altre tenniste, ragazze un po’ più grandi. Mi dicevano: eh sì, funziona così, ci siamo passate anche noi. Ho imparato a dormire con la racchetta vicino”. E poi ancora: “Diciamo che, se non eri accondiscendente, te la facevano pagare: potevano non convocarti in Nazionale, farti allenare sul cemento anche se stavi per gareggiare su terra, potevano anche non iscriverti ad alcuni tornei”.
“Mio padre era un uomo freddo, introverso, non avevamo grandi rapporti, e mia madre è mancata che avevo 12 anni: poco dopo mi hanno chiamato, insieme alle tenniste più promettenti d’Italia, per vivere, studiare e allenarmi in un collegio vicino a Roma. Ho accettato subito e sono andata via di casa. Ero sola. E non avevo neanche i mezzi economici per ribellarmi a quel sistema di ingiustizie e abusi”, ha precisato Sara Ventura per poi aggiungere: “Se parlavi, se uscivi dalla federazione, la tua carriera era finita. Tutti sapevano, nessuno diceva una parola. Le ragazze più fortunate, quelle con una famiglia alle spalle, a volte venivano prese e portate via. Io potevo contare solo su me stessa”.
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