Vittorio Sgarbi indagato per furto di beni culturali, che cosa è successo? La procura di Imperia avrebbe aperto un fascicolo nei confronti del sottosegretario alla cultura. Il critico si difende: “Non ho ricevuto avvisi”.
Vittorio Sgarbi indagato per furto di beni culturali: cosa è successo
Secondo un’indiscrezione riportata da Il Fatto Quotidiano, la procura di Imperia ha aperto un’indagine su Vittorio Sgarbi, che sarebbe accusato di furto di beni culturali. Gli inquirenti vorrebbero far luce sul caso dell’ormai famigerato quadro di Rutilio Manetti di proprietà del sottosegretario alla cultura che, secondo un recentissimo servizio di Report, sarebbe in realtà un’opera rubata scomparsa dal 2013.
Oltre dieci anni fa il quadro La cattura di San Pietro fu trafugato dal Castello di Buriasco in Piemonte. Nel suo programma d’inchiesta Sigfrido Ranucci sostiene che lo abbia ripresentato nel 2021 in una mostra a Lucca, come un inedito di sua proprietà. Il giornalista sostiene che il critico d’arte abbia fatto opportunamente ritoccare la tela per differenziarla da quella rubata e poter sostenere che si tratti in realtà di un quadro diverso.
“Il trasportatore di fiducia di Sgarbi, Valerio Zannoni, nel 2018 ha recuperato il Manetti dallo studio del restauratore Mingardi.” -sostiene Ranucci- “L’ha portato nella sede della fondazione Cavallini-Sgarbi. Come dimostrano le foto di Mingardi, quel quadro non ha la candela. Poi il quadro viene trasportato presso lo studio di un’altra restauratrice, Valentina Piovan. Che smentisce di aver messo lei la fiaccola. Fatto sta, però, che nell’ottobre 2020, Samuele De Pietri prende l’opera da Piovan e la porta nella sua azienda, la Glab. Nell’opera che ritira da Piovan, in alto a sinistra appare la fiaccola”.
Le dichiarazioni di Sgarbi: “Non ho ricevuto avvisi di indagine”
Vittorio Sgarbi ha smentito le indiscrezioni del Fatto Quotidiano sulle indagini ai suoi danni: “Io non ho ricevuto nessun avviso d’indagine. Né saprei come essere indagato di un furto che non ho commesso. E per un reato compiuto 11 anni fa, in circostanze non chiarite dagli inquirenti di allora. Da questa notizia risulta una palese violazione del segreto istruttorio, l’unico reato di cui ci sia evidenza. L’ennesima diffamazione. Ancora una volta Il Fatto mente”.