La Sogin è una società per azioni azioni italiana impegnata nel cosidetto decommissioning, ovvero lo smantellamento degli impianti nucleari del Paese e la gestione della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi delle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. L’obiettivo principale dell’operato aziandale è dunque quello di garantire la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future. Nata il 1º novembre del 1999 con il decreto Bersani, la società è interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e dunque opera in base agli indirizzi strategici decisi dal governo italiano.
Sogin e la storia del nucleare in Italia
Come accennato la Sogin è nata a novembre del 1999 in ottemperanza al D. lgs. n. 79/1999, anche detto Decreto Bersani, che si muove nel quadro delle liberalizzazioni del mercato elettrico. A costrituire la società è Enel che le affida l’attività del decommissioning accelerato e la chiusura del ciclo del combustibile delle quattro centrali nucleari italiane spente dopo i risultati del referendum abrogativo del 1987. Nello specifico le centrali sono quelle di Latina, Garigliano, Trino e Caorso.
Dal novembre del 2000 le azioni di Sogin passano al MeF, all’epoca ministero del Tesoro, e le vengono conferire anche le quattro centrali nucleari di Enel oltre una parte dei dipendenti Enea. In seguito, nel 2003, a Sogin viene affidata anche la gestione degli ex impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Enea, ovvero gli impiati Eurex di Saluggia, Ipu e Opec di Casaccia e l’Itrec di Rotondella.
È nel 2004 che, rilevando il 60% di Nucleco, nasce il Gruppo Sogin che porterà la società ad occuparsi di decommissioning di installazioni nucleari e nella decontaminazione di siti industriali, ma anche di altri progetti legati sempre alla salvaguardia dell’ambiente e delle future generazioni. Tra questi rientra senza dubbio quanto previsto dall’Accordo di Cooperazione tra Italia e Russia per lo smaltimento dei sottomarini nucleari radiati dal servizio e la gestione sicura dei rifiuti radioattivi, anche detto Global Partnership, e l’accordo Italia – Francia sul combustibile nucleare irraggiato negli impianti nucleari italiani. Inoltre, la società ha il compito di localizzare, progettare, realizzare e gestire il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, un’infrastruttura ambientale di superficie, dove mettere in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi. Lungo dunque il cammino di Sogin e molto importante il ruolo ricoperto dalla stessa per l’Italia, sia in ottica di salvaguardia dell’ambiente e delle nuove generazioni sia in ottica occupazionale.
Sogin, l’attività
Come ampiamente anticipato, Sogin si occupa principalmente della chiusura del ciclo nucleare italiano. In particolare è previsto lo smantellamento di quattro centrali nucleari – con reattori di 3 differenti tecnologie – di cinque impianti legati al ciclo del combustibile e di un reattore di ricerca. In termini più pratici il decommissioning, o chiusura del ciclo nucleare, consiste nell’allontanamento del combustibile e la caratterizzazione radiologica degli impianti, la decontaminazione delle strutture, la demolizione degli edifici e, in ultimo, la caratterizzazione radiologica del sito.
Questa attività richiede poi la gestione dei rifuti radioattivi e di tutti i materiali prodotti in fase di smantellamento. Questi vengono inizialmente stoccati in depositi temporanei per poi essere recuperati e riciclati. I rifiuti derivanti da decommissioning si dividono nello specifico in:
- radiottivi, ovvero caratterizzati da un contenuto radiologico. La loro gestione è senza dubbio complessa e si articola in più fasi quali la caratterizzazione, ovvero un’analisi approfondita sulle proprietà chimiche, fisiche e radiologiche del rifiuto, dal risultato delle quali si procederà con gli altri step indicati come trattamento e condizionamento. Nel primo caso si predispone il rifiuto al condizionamento e si provvede ad esempio a ridurre di volume le componenti metalliche o al trattamento chimico dei rifiuti liquidi. L’utima fase, quella del condizionamento dei rifiuti radioattivi, mira a produrre dei manufatti – resistenti e isolanti – dove vengono inseriti gli scarti radioattivi in via definitiva. Il rifiuto così composto verrà poi stoccato nei depositi temporanei e smaltito nel Deposito Nazionale (ancora non realizzato del tutto).
- convenzionali, derivanti quindi da processi industriali standard. Questa tipologia di scarti hanno un loro codice CER, Codice Europeo Rifiuti, che consente un adeguato trattamento che mira ad un loro riutilizzo o allo smaltimento finale.
Il mercato estero di Sogin
L’esperienza ormai ventennale conseguita da Sogin nello smaltimento degli impianti nucleari ha permesso all’azienda di arrivare a possedere un know-how spendibile anche in campo internazionale. Ecco dunque che la società è operativa, oltre che in Italia, anche in altri Paesi europei ed asiatici offrendo servizi che coprono l’intero ciclo di decommissioning delle installazioni nucleari. Si va dalla pianificazione, alla progettazione fino ad arrivare alla realizzazione degli interventi e alla gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti.
Il Gruppo Sogin ha due sedi estere a Mosca e Bratislava e svolge importanti attività di chiusura del ciclo nucleare in Armenia, Belgio, Cina, Corea del Sud, Federazione Russa, Francia, Germania, Kazakhstan, Norvegia, Slovacchia, Spagna, Ucraina, e i Centri di Ricerca della Commissione Europea di Ispra Varese e Karlsruhe.
Il management
L’assemblea degli azionisti di Sogin è composta dal socio unico rappresentato del MeF il quale approva il Bilancio d’Esercizio e nomina i componenti del Consiglio d’Ammistrazione, del Collegio Sindacale, oltre che la Società di Revisione legale dei conti. L’attuale preside del CdA di Sogin è Luigi Perri, mentre l’Amministratore Delegato è Emanuele Fontani. Il nuovo Consiglio di Amministrazione è completato da Raffaella Di Sipio, Luce Meola e Enrico Zio.