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Stupro Piacenza, si indaga sulla pubblicazione del video: parla la vittima che si sente disperata

Stupro Piacenza

Stupro Piacenza, la Procura ha aperto un fascicolo per indagare su chi ha pubblico il filmato, condiviso poi anche da Giorgia Meloni, anche se con i volti oscurati. Intanto, sono stati sentiti sia la vittima sia l’aggressore.

Stupro Piacenza, si indaga sulla pubblicazione del video

A Piacenza alle prime luci del sole di domenica 21 agosto si è consumata una violenza nei confronti di una donna di 55 anni di origini ucraine. La donna è stata violentata in mezzo la strada da un uomo di 27 anni che poi è stato fermato dalla Polizia. La vicenda è diventata di dominio pubblico ed è stata utilizzata dai politici per la loro campagna elettorale. Il primo a commentare è stato Matteo Salvini e poi Giorgia Meloni addirittura ha condiviso sui suoi social il video dell’aggressione.

La Procura di Piacenza ha deciso di sequestrare il video dello stupro su una donna ucraina a Piacenza ad alcuni giornali e piattaforme web che lo avevano diffuso. Il decreto riguarda LiberoStopcensuraRassegna Italia e Voxnews che avevano fatto circolare le immagini poi riprese da Giorgia Meloni, che la ha pubblicate su Facebook con le persone oscurate. La procuratrice Grazia Pradella ha reso noto infatti che “circa la diffusione sui media di video riproducenti l’episodio criminoso sono in corso approfonditi accertamenti, trattandosi di un fatto astrattamente riconducibile a ipotesi di reato”.  Meloni però ha commentato: “Non ho ragione di scusarmi, se non per avere espresso solidarietà, pubblicando un video totalmente oscurato e pubblicato da un giornale“.

Parla la vittima che si sente disperata

La vittima è stata sentita dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine. “Sono disperata, mi hanno riconosciuta da quel video” avrebbe riferito a chi indaga sul fatto. La donna, 55 anni, è ucraina e lavora in Italia da diversi anni. Come riporta l‘Agi, nelle scorse ore è stato sentito anche il 27enne originario della Guinea accusato dello stupro. Operaio incensurato, è in Italia dal 2014. Durante l’interrogatorio ha detto di non sapere dell’esistenza di quel filmato.

All’arrestato, “richiedente protezione internazionale presso altra questura“, scrive la procuratrice, sono contestati la violenza sessuale aggravata dall’aver agito in circostanze tali da ostacolare la privata difesa e le lesioni personali aggravate. “La gravità del fatto, per la modalità di esecuzione, ha indotto quest’Ufficio a richiedere l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, misura che dovrà essere peraltro compiutamente vagliata dal Gip“, spiega Pradella.

 

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