Suicidi all’Università, gli studenti di tutta Italia iniziano ad unire le loro grida contro il sistema che evidentemente fa acqua da qualche parte. Dopo la morte di Diana, la ragazza che si è tolta la vita in provincia di Napoli, ha mandato un messaggio anche il rettore dell’Università Federico II.
Suicidi all’Università, proteste degli studenti in tutta Italia
I casi dei suicidi all’Università aumentano e gli studenti iniziano a far sentire il loro grido di aiuto. C’è un sistema che non funziona e qualcosa va cambiato. Ovviamente non è la sola causa del malessere dei giovani ma gli studenti hanno deciso di voler partire da quei luoghi che sono diventati sempre più freddi e “pericolosi”.
La protesta degli studenti era già partita lo scorso febbraio con tantissimi a manifestare in diverse città d’Italia. Nelle ultime ore è apparso lo striscione appeso come un manifesto dello studente fuori Palazzo Giusso, una delle sedi universitarie del centro storico di Napoli. Sullo striscione, un messaggio chiaro: “La vostra università uccide. Ci dispiace Diana”.
Il messaggio della Federico II
Dopo la morte della studentessa universitaria, Diana Biondi, la 27enne di Somma Vesuviana che si è tolta la vita, è intervenuto Matteo Lorito, rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. “È una perdita enorme. Un dramma per tutti. Perdere una giovane vita è sempre terribile, ma perdere una nostra studentessa che, peraltro, aveva già fatto una parte significativa della sua carriera, è tremendo, pensi che avrebbe avuto un altro epilogo se si fosse riuscita a intercettare in tempo attraverso la famiglia, gli amici”, dichiara Lorito.
“E il nostro appello è sempre lo stesso, a loro e agli studenti stessi – prosegue il rettore – se vi accorgete di malesseri forti segnalateceli. Noi non siamo solo erogatori di didattica, noi vogliamo coccolare e aiutare i nostri figli più deboli, più fragili. Gli strumenti ci sono. Abbiamo le persone che si occupano a tempo pieno proprio di questo. Abbiamo un centro, il Sinapsi. Io chiedo a tutti di essere attenti perché può capitare a uno studente di una grande università come la nostra, in cui si lavora molto, di vivere momenti di grande stress e di difficoltà. Però quando ci sono malesseri, disagi, noi abbiamo gli strumenti per aiutare a superarli. Ne abbiamo intercettati e aiutati tanti. E invece in questi casi ci sentiamo impotenti. Bisogna che i ragazzi capiscano che impegnarsi in un percorso universitario è importante ma bisogna avere piani diversi. Se uno ha difficoltà deve chiedere aiuto, ci può riuscire o non riuscire, anche se noi puntiamo sul fatto che ci riescano tutti noi, ma bisogna sempre relativizzare e noi in questo li aiutiamo. Anche nei rapporti che hanno con i docenti. I ragazzi non vengono messi nelle condizioni di dire ‘Se non ci riesci sei un fallito’ perché non è questo lo spirito del nostro Ateneo. Da noi si cresce tutti insieme tenendo conto delle specificità e delle individualità dei singoli”.