Suicidio assistito: che cos’è e dove è legale. Svolta e via libera dal comitato etico dell’Asl delle Marche per un uomo tetraplegico da 10 anni che ricorrerà al suicidio assistito.
Suicidio assistito: che cos’è
Il suicidio assistito è l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio. Differisce dall’eutanasia per il fatto che l’atto finale di togliersi la vita, somministrandosi le sostanze necessarie in modo autonomo e volontario, è compiuto interamente dal soggetto stesso e non da soggetti terzi, che si occupano di assistere la persona per gli altri aspetti: ricovero, preparazione delle sostanze e gestione tecnica/legale post mortem.
Suicidio assistito: dove è legale
Il tema è oggetto di forte dibattito internazionale, sia per questioni di natura religiosa sia per questioni di natura etica. In alcune nazioni, tra le quali il Belgio, la Colombia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Svizzera e gli stati dell’Oregon, Washington, Montana e California negli Stati Uniti, il suicidio assistito è permesso a patto del rispetto di condizioni che variano da ordinamento a ordinamento.
Per esempio in Svizzera la persona che vuole accedere al suicidio assistito deve trovarsi in condizioni di “sofferenza inguaribile”, essere adeguatamente informata sulle alternative, capace di intendere e di volere, ed è tassativamente vietata l’assistenza fornita con motivi di lucro o «egoistici».
Primo sì in Italia
C’è una prima volta anche in Italia e chi sa non sia una svolta in campo di suicidio assistito. Il comitato etico dell’Asl delle Marche (Asur) ha attestato che Mario (nome di fantasia di un tetraplegico immobilizzato a letto da dieci anni) possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito.
A riportare la notizia è La Stampa. Il via libera dopo due diffide legali all’Asur e l’aiuto offerto dall’associazione Luca Coscioni. Si tratta del primo paziente italiano a ottenere l’ok per il suicidio medicalmente assistito, dopo la sentenza ‘Cappato-Dj Fabo’ emessa dalla Corte Costituzionale.
“Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. È il primo commento di Mario, diffuso dall’Associazione Coscioni, dopo aver letto il parere del Comitato etico. “Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno – dice in un video – può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni”, e “condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perchè si sta giocando sul dolore dei malati”.
Sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, sono riportate anche le parole di uno dei difensori di Mario: “Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo, ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. È molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito”.
Si legge sempre sul sito dell’Associazione: “È possibile che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da 14 mesi. Ma è certo che per avere regole chiare che vadano oltre la questione dell’aiuto al suicidio e regolino l’eutanasia in senso più ampio sarà necessario l’intervento del popolo italiano, con il Referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente”.