Testamento Berlusconi, cosa succederà al Monza? Ancora nubi nel futuro del club lombardo che con ogni probabilità sarà messo in vendita. Chi sono i possibili compratori? Il dolore di Galliani: “Quello che ho imparato nella vita, l’ho imparato da lui”.
Testamento Berlusconi, il destino del Monza: si parla di vendita
Ci sono ancora poche certezze sul destino del Monza che, dopo la morte dell’ex Premier e Presidente del club Silvio Berlusconi, è rimasto temporaneamente in mano ad Adriano Galliani. La famiglia del fondatore di Forza Italia non sembra intenzionata a continuare ad investire nei sogni calcistici del padre. Dopo l’apertura del testamento, in arrivo probabilmente nei prossimi giorni, il Monza potrebbe essere venduto. Si parla già di un possibile compratore, l’armatore greco Evangelos Marinakis, già proprietario dell’Olympiakos e del Nottingham Forest. Ci sono inoltre voci sul presunto interesse di fondi americani ed arabi.
Galliani ricorda Berlusconi: “Ho imparato tutto da lui”
Da parte sua Galliani per il momento si concentra sul calciomercato, ignorando le voci sul futuro della squadra. Il dirigente sportivo ha già portato il riscatto definitivo di molti protagonisti dell’ultima grande annata del Monza, come Caprari, Pessina e Pablo Marì. Intervistato a Sky Sport, Galliani ha parlato dell’ex Presidente tradendo un po’ di commozione: “Sono qui per ricordare il mio maestro, la persona con cui ho condiviso 44 anni della mia vita e da cui ho imparato tutto. Ora, da orfano come mi sento, cercherò di andare avanti e tenere alto l’esempio che mi ha dato e quello che mi ha fatto diventare in questi 44 anni”.
“Sono un uomo molto, molto addolorato.” -ha spiegato il dirigente- “Oltre a cenare spesso con lui, io lo sentivo tutte le sere. Ora continuo a guardare il telefono e non arrivano più le telefonate. Sono una persona molto addolorata. Era il 1 novembre 1979, con Berlusconi ci siamo incontrati a cena e così è iniziata la mia storia nella tv e nel calcio. Il Milan e il Monza sono la mia vita. Quando prendemmo il Milan, Silvio mi disse due cose. La prima è che il Milan, così come lo sport e il calcio, afferiscono alla sfera dei sentimenti e non del business, la seconda è che assomigliano un po’ alla religione, a misteri gaudiosi e dolorosi. Così siamo sempre andati avanti, passando da Istanbul a Atene, dall’eliminazione con il Cittadella alla vittoria con il Pisa. Quello che ho imparato nella vita, l’ho imparato da Berlusconi“.