Gli argomenti all’ordine del giorno sono quasi sempre gli stessi e non può mancare la tematica legata agli omosessuali o alle adozioni. A parlare di questi temi ci ha pensato Tommaso Zorzi, lasciatosi andare ad uno sfogo molto personale, al fronte di quanto dichiarato dal governo negli ultimi giorni.
L’influencer ha così detto la sua.
Sfogo di Tommaso Zorzi sui diritti dei gay
Oggetto di discussione nelle ultime ore è stato il “governo Meloni” e quanto dichiarato sulle cosiddette coppie arcobaleno, composte da due persone dello stesso sesso. A dare la propria opinione su queste tematiche è stato il 27enne Tommaso Zorzi. L’influencer milanese, attraverso delle storie su Instagram, si è così sfogato criticando il fatto che la commissione “Politiche Europee” abbia deciso di bocciare ufficialmente la proposta per il riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie composte da persone dello stesso genere. Di conseguenza rifiutata anche l’adozione.
Ecco come ha cominciato il suo discorso:
“Il governo sta dicendo che le coppie formate da due genitori dello stesso sesso, a prescindere da chi siano, se siano brave persone o meno, non sono consone ad essere genitori“.
Mossa la critica al governo Meloni, quasi in lacrime ha continuato a parlare:
“Io, che sono un ragazzo omosessuale, se domani mi innamoro di un uomo, mi sposo e mi ritengo una persona in grado di essere padre anzi io voglio essere padre, in questo Paese non lo posso fare. Devo pagare le tasse come tutti, ho i doveri di tutti ma non ho gli stessi diritti. Devo passare davanti ad un asilo, vedere gli etero portare i figli a scuola e dire ‘io quella roba non la potrò mai fare’. Messa così è un po’ tragica ma io la vivo così”.
Secondo lui, questo rifiuta va a ledere il diritto di alcune persone che dovrebbero essere considerate uguali a tutte le altre.
Il suo sfogo ha preso una piega molto personale, mostrando Tommaso Zorzi in lacrime:
“Vorrei che qualcuno venisse da me e avesse il coraggio, guardandomi negli occhi, di dirmi ‘tu, che sei una brava persona, solo perché sei gay e non hai scelto di esserlo, rinunciaci perché ho deciso così’. Questo è lo stato dei fatti. Il prossimo passo sono le unioni civili, che dicano che non sono d’accordo neanche su questo, perché per chiamare marito una persona devi essere una moglie. Mi sento male. Non mi è mai successo di piangere per una decisione del governo. Giuro, ma è abbastanza spaventoso”.
Molto evidente il suo senso di amarezza e di ingiustizia, per un ragazzo di 27 anni che si batte per i diritti LGBT.
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