Torino, poliziotto morto suicida. Agente della Digos, cinquantenne, si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. I colleghi hanno scoperto il corpo.
Torino, poliziotto morto suicida in questura
Torino, un agente della Digos cinquantenne si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. Come riporta l’edizione locale di Repubblica, a scoprire il corpo sono stati i colleghi la sera di domenica 28 novembre, intorno alle 19. Nel suo ufficio in questura, in via Grattoni angolo corso Vinzaglio, è stato ritrovato il corpo senza vita. Inaspettata la notizia. I suicidi tra le file delle forze dell’ordine ci sono anche se non se ne parlano come è effettivamente la realtà.
Per spiegare il gesto l’uomo ha lasciato una lettera dove racconterebbe le motivazioni dell’estremo gesto che sembrerebbe dovuto a motivi personali, sentimentali. Lascia quattro figli.
Nessuno tra i colleghi avrebbe potuto prevedere la tragedia: l’agente era in servizio da tanti anni alla Digos ed era volontario della Croce verde. Fino a qualche giorno fa era in servizio in tribunale dove seguiva le attività della Digos.
Suicidio poliziotto, le reazioni
Gli accertamenti del caso sono affidati alla sezioni omicidi della Squadra Mobile. L’episodio è stato segnalato al Ministero. Si tratta dell’ottavo appartenente alle forze dell’ordine che si toglie la vita da inizio anno. Nel corso del 2019 i suicidi registrati all’interno delle forze dell’ordine, tra carabinieri, polizia di Stato, polizia penitenziaria e polizia locale, sono stati 69.
Subito è arrivata la posizione del sindacato di polizia e dei colleghi del sovrintendente suicida: «È l’ennesima vittima di una strage silenziosa che si accanisce su un mondo lavorativo che opera quotidianamente all’interno di una società sempre più frenetica e arida di valori sociali che vede spesso nelle forze dell’ordine un riferimento istituzionale nel quale riporre aspettative oppure riversare frustrazioni personali». Sono le parole del segretario provinciale del Siap, Pietro Di Lorenzo. «Ci stringiamo intorno ai familiari e ai poliziotti che sino a ieri hanno lavorato con lui – aggiunge – Bisogna introdurre normative che consentano di poter sottoporre gli operatori delle forze dell’ordine a procedure d’ascolto psicologico e bisogna continuare ad alimentare processi culturali sull’importanza della prevenzione su fenomeni psicologici anche e soprattutto non patologici che, troppo spesso, vengono sottovalutati».