Vaiolo delle scimmie, cosa sappiamo ora? Tutte le informazioni al momento disponibili sulla nuova malattia che preoccupa l’Europa: come si trasmette, quali sono i sintomi e in cosa consiste la cura.
Vaiolo delle scimmie, cosa sappiamo ora
Continuano ad aumentare i casi di vaiolo delle scimmie in Europa. Dopo le prime segnalazioni nel Regno Unito tra il 7 e il 14 maggio, l’Agenzia sanitaria britannica ha registrato altri quattro casi il 16 maggio. Decine di infezioni sospette o confermate anche in Portogallo e in Spagna, dove è stata decretata l’allerta sanitaria nazionale. Con il ricordo della pandemia da Covid-19 ancora fresco nella memoria collettiva, sono in molti a osservare la situazione con paura e preoccupazione. Ma cosa sappiamo esattamente della malattia?
Che cos’è il vaiolo delle scimmie, quali sono i sintomi e come si trasmette
Secondo l’EpiCentro ISS vaiolo delle scimmie, o monkeypox, è una malattia virale, molto simile al vaiolo umano, endemica nei paesi dell’Africa centrale e occidentale. Il primo caso di infezione nel Regno Unito, il 7 maggio, riguarda proprio un paziente appena tornato da un viaggio in Nigeria. Prende il suo nome dai principali portatori della malattia, le scimmie, ma può essere trasmessa anche da roditori come topi, conigli e scoiattoli. Di norma il vaiolo delle scimmie provoca febbre, mal di testa, dolori muscolari e alla schiena, pesante affaticamento, brividi e gonfiore nei linfonodi (edema linfodale). In alcuni casi può provocare anche eruzioni cutanee simili a quelle della varicella, che possono comparite da uno a tre giorni dalla prima febbre.
Il vaiolo delle scimmie è fortunatamente una delle cosiddette malattie autolimitanti. A differenza del Covid-19, è molto meno contagioso e viene trasmesso solo tramite contatto diretto stretto. L’uomo può contrarlo se viene in contatto con sangue o liquidi organici, o dopo aver subito lesioni o morsi da parte di un animale infetto. Nonostante le insistenti voci di corridoio, il vaiolo delle scimmie non è una malattia sessualmente trasmissibile, né è legato ai rapporti omosessuali. Molto semplicemente, un rapporto sessuale con un individuo infetto facilita il contagio in quanto richiede un contatto stretto con l’altra persona. Per il momento, tuttavia, diversi tra i contagiati non risultano aver avuto contatti tra loro, e non risultano reduci da un viaggio in zone in cui la malattia è più diffusa. Per questi motivi le autorità sanitarie sospettano la possibilità di trasmissione per via orale, o per mezzo di oggetti contaminati.
C’è già una cura? Quali conseguenze ha la malattia?
Per il momento non risulta esserci una cura per il vaiolo delle scimmie. Le autorità sanitarie in ogni caso garantiscono che si tratta di una malattia rara e poco contagiosa, e di norma non letale. In media, un individuo malato guarisce nel giro di due o quattro settimane. La vaccinazione antivaiolosa è inoltre particolarmente efficace contro la malattia, in grado di prevenirne l’infezione nell’85% dei casi secondo l’ISS. Il dottor Simon Clarke, microbiologo dell’Università di Reading ha rassicurato il pubblico in un’intervista al Daily Mail, dichiarando che la malattia non raggiungerà i livelli di diffusione del Covid-19: “Sarei sorpreso se raggiungessimo i 100 casi nella sola Gran Bretagna”.