L’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, membro del comitato di garanzia del Movimento cinque stelle, torna a parlare con un post su Facebook indirizzato a Giuseppe Conte. Due i messaggi: staccarsi al più presto dal Pd anche in comuni e regioni, abbandonando il progetto di un’alleanza progressista, e permettere agli attivisti di decidere i prossimi onorevoli a 5 stelle.
Virginia Raggi a Conte: “Stacchiamoci dal Pd ovunque”
In un lungo intervento su Facebook un periodo di lungo silenzio, Virginia Raggi torna a parlare del Movimento cinque stelle con alcuni messaggi precisi per Giuseppe Conte. “Sono anni che il M5S è ingannato dalle “sirene della politica” – scrive l’ex prima cittadina, oggi consigliera in assemblea capitolina – e dimentica chi ha il vero potere: i cittadini che votano. In vista della campagna elettorale si faccia una riflessione in tal senso. Si propongano i temi. Sono lieta di vedere che finalmente Conte e i big del MoVimento 5 Stelle hanno capito che non c’è speranza con il Pd: li abbiamo rianimati con il “Conte” 2 e non siamo riusciti a pesare nel governo Draghi in nome di una presunta “alleanza progressista” che evidentemente faceva bene solo ai nostri alleati. Adesso, dopo che ci hanno sbattuto la porta in faccia, qualcuno ha riscoperto il valore delle proprie idee e si rende conto che è ora di tornare, di correre da soli. Noi a Roma lo dicevamo da tempo ma eravamo additati come “bizzosi”. Il tempo è galantuomo e a volte, anche se in ritardo, dà ragione a chi l’aveva” e dunque “si abbia il coraggio di chiudere anche con le pseudo alleanze di comodo in quei Comuni o in quelle Regioni laddove è evidente anche alla luce dei programmi che non c’è conciliabilità”
“Liste? Decidano gli attivisti”
Riguardo invece alle liste del Movimento cinque stelle, Virginia Raggi ha mandato un altro messaggio in bottiglia a Giuseppe Conte. “Dovremmo finalmente riaprire un dibattito interno, coinvolgere gli attivisti e non “pianificare” tutto a tavolino nelle stanze del “palazzo”. Le liste si fanno alla luce del sole e devono essere aperte a tutti. Il MoVimento non può diventare un tram per portare in Parlamento gli “amici degli amici”.