(Adnkronos) –
Firenze, 29/09/2023 – PNRR, Europa, territori ed energia. Questi, tra gli altri, i temi che si sono trattati nella seconda giornata del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in corso a Palazzo Vecchio a Firenze.
Nel panel “Oltre il PNRR. Quale ruolo dell’Europa” ci si è chiesti come l’UE possa rispondere alle vulnerabilità interne ai Paesi membri ed esterne, che derivano da cambiamenti climatici sempre più violenti e repentini.
Per Augusto dell’Erba (Presidente Federcasse – BCC) «l’attenzione al territorio è l’aspetto naturale, sgorga spontaneamente. Dico questo non solo per una precisazione di ordine sistematico, ma per dire che questo ruolo è già apparso in modo molto significativo durante la fase del Covid: le banche che hanno fatto di più nel mettere a terra le misure varate dal Governo, sono state le nostre banche. Quantitativamente noi siamo stati il settore bancario più attento, quindi significa che abbiamo svolto un ruolo di tipo economico-finanziario, ma io direi, non secondariamente, anche un ruolo di calmiere sociale.
I governi possono varare certe misure, anche generose, come quelle approvate durante il Covid, ma se poi non c’è qualcuno che le fa scorrere fino alla destinazione periferica, l’effetto non si produce e la protesta sociale sale.
Il PNRR, che è cosa importantissima, sarà efficace in quanto seguirà anche i disegni e le visioni del Governo. A noi piace sempre parlare non tanto di crescita, ma di sviluppo: una cosa è la crescita, un’altra è lo sviluppo. Queste misure, sono sviluppo».
Isabella Conti (Sindaco di San Lazzaro di Savena) ha sottolineato come bisogna «pensare oltre i limiti, andare anche oltre il PNRR e guardare all’Europa come una grande opportunità: sarà così se riescono a stabilire regole comuni sui pilastri fondativi dell’Europa e cioè scuola, sanità e previdenza. Questo sia per gli effetti della pandemia sia per le sfide epocali che si sono aperte negli ultimi mesi. Il PNRR, per come è stato modulato dal Governo Draghi, ha consentito ai Comuni di stabilire cosa potevano immaginare per i loro territori: messa in sicurezza del territorio, inclusione sociale, abbattimento delle diseguaglianze e costruzione di nuovi sistemi di welfare.
Moltissime amministrazioni locali, specialmente le più piccole, non hanno le professionalità necessarie: servono centri di progettazione comuni con 20-30 professionisti che preparino i progetti per le singole amministrazioni, altrimenti perderemo tantissime risorse europee, non solo quelle del PNRR».
Raffaele Spallone (dirigente divisione digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi del Mimit) ha detto: «Con il PNRR ci sono dei problemi, perché è stato scritto nel 2020 e quindi nel pieno della fase pandemica. Il fatto che la maggior parte delle risorse sia destinato ai Comuni, che non hanno sufficienti risorse umane al loro interno, è un elemento critico, così come scrivere un piano senza poterne rimodulare gli obiettivi. Ci siano delle criticità e questo è un problema, perché il PNRR contiene degli elementi cruciali per la transizione ecologica e la transizione digitale, sulla quale vogliamo intervenire con il piano Transizione 5.0: è uno strumento fiscale che spinge l’acquisto delle tecnologie digitali che abbiano un impatto green. Secondo noi è uno strumento importante per la doppia transizione, adesso vediamo cosa ne pensa l’Europa. Al di là del PNRR, in Europa si sta giocando una partita molto importante e la mancanza di strumenti comuni può aumentare le diseguaglianze fra Stati membri. La sfida europea è quella di conciliare il rilancio della competitività con la riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche».
Nel panel “Il futuro dell’energia nella transizione ed oltre la guerra”, invece, si è parlato del momento geopolitico in relazione a inflazione, instabilità e incertezza.
Mario Antonio Scino (capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) ha detto: «Il piano nazionale per l’energia e il clima varato dal Governo, consacra il connubio fra visione economica, sociale, umana e culturale. È uno strumento che indica le traiettorie su cui si muoverà l’azione del Governo ed è aperto al contributo della società civile perché dovremo presentarlo all’Europa nel giugno del 2024».
Per Maurizio Gardini (Presidente Confcooperative) «le grandi transizioni, se non opportunamente guidate, hanno sempre lasciato in eredità il peggio. Non possiamo quindi lasciarle nelle mani del mercato che è spesso guidato da soggetti speculativi, dei quali non conosciamo la faccia. Le comunità energetiche sono lo strumento principale per garantire non solo un beneficio economico, ma anche il controllo della produzione di energia, invece che affidarla ai grandi fondi internazionali che sono fortemente interessati ad investire sul nostro territorio. Un altro grande tema è quello dell’inflazione: oggi assistiamo a un connubio tra inflazione e speculazione che non tutela i deboli, ma aiuta gli speculatori a trarre ancora maggiore profitto. Per dare una risposta, con grande sofferenza e spirito di solidarietà, noi abbiamo aderito al patto anti-inflazione, facendoci carico dell’aumento dei costi del denaro e dell’energia».
In conclusione Stefano Zamagni (Presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali) ha dichiarato: «La crescita non è un attributo umano, ma lo sviluppo sì. Questo, infatti, ha come primo obiettivo l’aumento del grado di libertà delle persone. Oggi tutta l’impostazione teorica mainstream è basata su questo errato scambio tra crescita e sviluppo. Lo sviluppo umano può essere solo integrale e questo richiede la contestuale presenza di tre dimensioni: la crescita, la dimensione relazionale e la dimensione spirituale. L’assenza delle ultime due è la grande colpa dell’oggi. La sostenibilità ha una natura tridimensionale: ambientale, sociale, economica. La grande sfida è trovare il modo di tenerle in armonia e, ad oggi, non esiste nessun modello a livello internazionale che dia una risposta».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile