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Governo della Salute: dieci anni di progetti. Le proposte di Motore Sanità per una riforma possibile del Servizio Sanitario Nazionale

Governo della Salute: dieci anni di progetti. Le proposte di Motore Sanità per una riforma possibile del Servizio Sanitario Nazionale

(Adnkronos) –
Una settimana di eventi, dibattiti, tavole rotonde, sessioni plenarie e parallele con i principali stakeholder della Sanità italiana tra medici ospedalieri, docenti universitari, direttori generali, amministratori, presidenti di società scientifiche e di associazioni di pazienti per il decimo appuntamento con la Summer School che si è concluso nei giorni scorsi a Gallio, sull’altopiano di Asiago, in provincia di Vicenza. Un’opportunità per condurre un’analisi profonda delle opportunità e urgenze di riforma del SSN e per il rilancio di un sistema di cure universalistico e improntato all’equità come quello italiano, ispirato dalla Carta costituzionale ma drammaticamente a corto di risorse e di personale, e anche di idee, con cui riportare in cima all’agenda della politica e dell’economia il più importante dei servizi pubblici alla persona e ai cittadini malati.
 

26 settembre 2023. La settimana di eventi scientifici, di approfondimenti e analisi dello stato dell’arte della Sanità italiana e delle Regioni che si è appena conclusa a Gallio, in provincia di Vicenza, segna anche dieci anni di attività e di certosino lavoro svolto da Motore Sanità all’insegna della produzione di contenuti qualificati tesi a cucire rapporti virtuosi tra il bene Salute e i bisogni della popolazione assistita. Una formula che ha incontrato in questi due lustri trascorsi dapprima l’interesse e poi un crescente favore in cittadini e operatori consentendo di gettare lo sguardo lontano puntando al nuovo, all’innovazione e al futuro per un nuovo impegno in una Europa che mai, come in questo momento, ha bisogno di bussole e rotte sicure su cui orientarsi.  

Una settimana che si è aperta a Milano nella sede istituzionale di Palazzo Lombardia, con l’evento dedicato all’“Impatto delle bonifiche ambientali sul Global Health”, alla presenza del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Proseguita con la tre giorni di “Mega Salute”, a Padova dal 19 al 21 settembre, infine con il parallelo decollo della la decima edizione della Summer School – il 20, 21, 22 settembre – centrale occasione formativa e di confronto che ha messo al centro la sanità con i riflettori accesi dai massimi esperti del governo della Salute provenienti da tutto lo Stivale che hanno animato decine di tavoli di discussione, sessioni di approfondimento, dibattiti e collegamenti a distanza. 

Il contenitore di tutto questo sono stati i 10 anni di attività di Motore Sanità – un traguardo importante denso di volontà di fare, entusiasmo, desiderio di lasciare una traccia tra le istituzioni e la politica con l’obiettivo di mettere a fuoco attese, aspirazioni e speranze di una platea amplissima di utenti, operatori e addetti ai lavori che hanno a cuore le sorti del sistema sanitario nazionale.  

SUMMER SCHOOL 2023: I 7 punti per un’agenda politica per il governo della Salute in Italia
 

PUNTO 1 – La carenza di posti letto e le sfide del Servizio Sanitario Nazionale: i pazienti cronici
 

Il SSN italiano che tutti considerano ospedalocentrico in realtà vive un progressivo indebolimento della struttura di accoglienza dei malati in termini di posti letto, sia quelli disponibili per i pazienti acuti sia quelli destinati ai malati cronici che per definizione non guariscono.  

Con una dotazione di 3,7 posti per mille abitanti di cui lo 0,7 per i lungodegenti, l’Italia è la nazione con la minor dotazione dell’intero mondo occidentale. 

La proposta di riforma scaturita dalla Summer School – che sposa quella proveniente dalla Simg e della Fimmg, organismi di categoria della medicina di famiglia, e dallo stesso ente previdenziale dei medici (Enpam) disposto a metterci risorse – punta su risposte assistenziali articolate attorno ad aggregazioni funzionali territoriali tra medici (Aft) arricchite dalla presenza di medici di continuità assistenziale e infermieri come già previste dal legislatore ma configurate ora come Case della Salute spoke, da collegare in rete con quelle Hub finanziate dal Pnrr. Strutture da ubicare nelle immediate vicinanze dei pronto soccorso per assorbire la domanda di salute dei codici a bassa urgenza. Le risorse risparmiate nel triage ospedaliero sarebbero a quel punto dirottate sull’offerta di posti letto di medicina interna per i cronici in cui accogliere anziani e lungodegenti e in posti per post acuti in cui ricoverare quelli che oggi stazionano per settimane nei reparti di Osservazione intensiva breve. Un modo per il alleggerire il peso nei pronto soccorso e quello che grava sulle RSA. Analogo potenziamento dovrebbe avere l’assistenza domiciliare, allestendo team multidisciplinari formati da medici e professionisti sanitari territoriali dotati di autonomia organizzativa e finanziaria, ma incardinati nei distretti con cui erogare a domicilio assistenza che altrimenti verrebbe richiesta impropriamente in ospedale, passando dalla porta girevole dei pronto soccorso. Tutto ciò con la necessità di abbattere le liste d’attesa della specialistica territoriale. 

PUNTO 2 – Innovazione per le Salute è motore di sviluppo del Paese.  

L’innovazione nel settore della Salute è spesso guardata con sospetto, mentre è una forza trainante per garantire cure migliori a un prezzo inferiore e incide fortemente anche sull’indotto dell’economia generale del Paese. Basta pensare alle nuove terapie e strumenti diagnostici avanzati e a tutto quanto ruota attorno alla sanità digitale. 

Nella tre giorni della Summer School di Motore Sanità, a Gallio, si sono raccontate esperienze ed evidenze scientifiche – nel campo della ricerca oncologica, delle malattie cardiovascolari, delle malattie rare, autoimmuni, infettive, respiratorie, metaboliche, neurologiche e psichiatriche – che raccontano come strumenti innovativi di prevenzione diagnosi e cura abbiano cambiato la vita e la salute di decine di migliaia di cittadini e delle loro famiglie. Best practice messe a fuoco da ogni regione italiana, ma con accesso molto diversificato. 

Migliorare le cure delle patologie croniche, allungare la vita in benessere, prevenire le malattie degenerative e aumentare le opportunità di guarigione, gli obiettivi di un sistema di cure orientato all’innovazione.  

Spazio anche alla sanità digitale che sta rivoluzionando la gestione delle informazioni sanitarie, rendendo accessibili i dati dei pazienti per migliorare l’integrazione tra erogatori di assistenza sanitaria, gli operatori e i pazienti in un’ottica di miglioramento continuo della qualità e dell’efficienza del sistema sanitario nel suo complesso. 

PUNTO 3 – Riformare il Servizio sanitario italiano: integrazione tra pubblico e privato.
 

Il sistema italiano delle cure deve mirare a stabilire un equilibrio tra il modello assicurativo e quello basato sulla fiscalità diretta, tenendo ben presente che tutto l’impianto della sanità accreditata è, di fatto, riconducibile al sistema pubblico e che la spesa completamente privata ha raggiunto livelli per entità di spesa (circa 347 miliardi di euro e oltre) tali da richiedere un riposizionamento organizzativo di quello che deve essere l’alveo della Sanità pubblica e quello che invece può essere affidato a un sistema privato sorretto dalle casse professionali autonome e dal sistema assicurativo. Un equilibrio sostenibile dunque tra finanziamento pubblico e sistema privato, capace di migliorare l’efficienza e l’accesso ai servizi sanitari per tutti i cittadini. In molti paesi europei per sciogliere questo nodo si è optato per una combinazione di finanziamento pubblico e assicurativo, che ha dimostrato di poter garantire una migliore copertura e una gestione più efficiente delle risorse sanitarie. Un SSN realmente accessibile a tutti in termini di liste di attesa e di qualità dell’accoglienza è una garanzia per tutti i cittadini a fronte del crescente invecchiamento della popolazione e dei costi dell’innovazione tecnologica.  

PUNTO 4 – La gestione delle risorse umane nel SSN: aspetti contrattuali, economici e sociali.
 

Le risorse umane al pari di quelle economiche reggono l’interno impianto del Servizio sanitario nazionale. Gli operatori sanitari di aree critiche e salvavita come i pronto soccorso, le rianimazioni e le prime linee, sono sottoposti a turni massacranti in condizioni di lavoro rese difficili da iperafflusso, rapporto conflittuale con l’utenza inferocita dai tempi di attesa a fronte di carichi di lavoro insostenibili, scarse tutele legali e contrattuali, profondo disequilibrio tra dotazione organica e pazienti da trattare in un contesto che alimenta la medicina difensiva con riverberi inevitabili sulla qualità dell’atto medico erogato, della qualità media percepita dai pazienti, dell’efficienza ed efficacia del sistema di cure. Il tutto condito da alti livelli di stress, tendenza al burnout, fuga del personale. Tutto ciò confluisce in una vera e propria emergenza che si avvita nella impossibilità di garantire il turn over, in concorsi che vanno deserti e progressivo spopolamento delle corsie.  

La mancanza di personale qualificato minaccia la capacità del SSN di fornire assistenza di alta qualità a tutti i cittadini. Il cosiddetto “calo delle vocazioni” rappresenta un ulteriore sintomo di questa crisi.  

La “cura” di questo snodo gordiano richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni sanitarie e dei professionisti del settore attraverso azioni mirate quali:  

-Adeguamento contrattuale e delle retribuzioni 

-Welfare aziendale e miglioramento delle condizioni di lavoro 

-Riforma del sistema formativo per attrarre e formare nuovi talenti 

-Ruolo attivo e nuova centralità affidata ai camici bianchi nel sistema di governo dei processi organizzativi e assistenziali  

PUNTO 5 – Adeguamento organizzativo e finanziario della salute mentale in Italia
 

La salute mentale è la cenerentola delle politiche sanitarie degli ultimi anni. Al pari del capitolo della prevenzione sarebbe destinataria di una fetta di almeno il 5% della torta nazionale dei finanziamenti per la Salute, con una stima minima di almeno due miliardi di euro l’anno. Risorse che solo in alcune regioni, le più virtuose, raggiungono investimenti per il 3,5 per cento del fondo sanitario assegnato, insufficienti per il rispetto dei paletti fissati dalla legge Orsini-Basaglia relativi alla domiciliarizzazione e territorializzazione delle cure. Ciò a fronte di bisogni nuovi ed emergenti nella popolazione, soprattutto giovanile minata dalla pandemia e da modelli sociali in rapida evoluzione, in cui incidono l’uso intenso dei device elettronici con la nascita di più frequenti disturbi, disagi della personalità e psicosi. La psichiatria impatta intanto in modo sempre più interdisciplinare e trasversale all’interno del servizio sanitario, a fronte della crescente importanza attribuita agli aspetti bio-psico-sociali della salute mentale dei cittadini. Interconnessioni che richiedono investimenti adeguati in risorse e personale per articolare servizi innovativi e capaci di intercettare preocemente questi bisogni delle famiglie spesso invece abbandonate a se stessi.  

Il finanziamento aggiuntivo è dunque fondamentale per sviluppare servizi e programmi capaci di soddisfare le esigenze di una società in continua evoluzione. Fondi destinati a migliorare l’accesso alle cure, promuovere la prevenzione, sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore della salute mentale, formare e sostenere gli operatori sanitari che lavorano in questo campo. 

Il benessere mentale è un aspetto cruciale per la salute complessiva della popolazione e, anche in questo caso, la spesa equivale a un investimento sociale a tutto tondo. 

PUNTO 6 – La sfida dell’antimicrobico-resistenza e la lotta contro le Sepsi.
 

Le infezioni resistenti agli antibiotici rappresentano la pandemia prossima ventura. Nel nostro Paese le infezioni correlate all’assistenza e resistenti agli antibiotici sono in costante aumento e si traduce in circa 20 mila vite perse ogni anno. Un fenomeno preoccupante legato all’uso improprio e al costante abuso di antibiotici in ambito sanitario e veterinario.  

È essenziale rafforzare la comunicazione e l’informazione su questo tema a tutti i livelli, affinché sia il personale medico sia gli stessi pazienti comprendano l’importanza dell’uso responsabile degli antibiotici. 

Per affrontare l’antimicrobico-resistenza in modo efficace, è necessario un approccio coordinato su base regionale. Ogni Regione dovrebbe adottare strategie specifiche per monitorare e ridurre l’uso improprio degli antibiotici sui propri territori, promuovendo una prescrizione appropriata e garantendo un accesso responsabile a questi farmaci. 

Il governo italiano ha già stanziato 60 milioni di euro per contrastare l’antimicrobico-resistenza, ma è fondamentale garantire che queste risorse siano utilizzate in modo razionale ed efficace. Ciò richiederà un controllo attivo e una valutazione continua dei programmi e delle iniziative messe in atto per ridurre la resistenza agli antibiotici.  

Quanto alle Sepsi, a dare una mano a riconoscerla e trattarla può essere proprio l’innovazione: è infatti stato messo a punto un nuovo biomarcatore rappresentato dal volume medio dei monociti, misurabile con un semplice emocromo già disponibile in molti ospedali di molte regioni. Un volume monicitario aumentato è un indice predittivo di evoluzione di un’infezione in sepsi. Quest’ultima è una risposta abnorme dell’organismo a uno stimolo infettivo (batterico o virale) e, a parità di casi, provoca più morti dell’infarto. Non sempre in pronto soccorso si riesce a individuare precocemente lo sviluppo di una sepsi, basti pensare a quelle provocate dai meningococchi, agenti delle meningiti, ma anche dovute a pneumococchi e agli stessi virus considerando che le morti da Covid in molti casi, nelle prime ondate, erano provocate da sepsi. C’è ora questa nuova possibilità che, a costo zero, può essere fornita a tutti i centri ospedalieri e territoriali dotati di un presidio analitico-diagnostico.  

PUNTO 7 – Vaccini: un irrinunciabile presidio di prevenzione primaria.
 

I vaccini restano il principale presidio di Salute pubblica in tutto il mondo. È necessario attuare e potenziare percorsi di facilitazione e azioni di medicina d’iniziativa per garantire vaccinazioni gratuite a tutte le fasce di età della popolazione, estendendo e consolidando le positive esperienze maturate sul campo durante la pandemia che hanno coinvolto farmacie, distretti, medici di medicina generale, professioni sanitarie. L’obiettivo è proteggere i soggetti fragili per età o patologia.  

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