(Adnkronos) –
Il penalista Danilo Siliquini illustra le prospettive che attendono il mondo delle aule di giustizia. Dalla giustizia riparativa all’obbligo di querela. Sempre più delicata la consulenza di un legale.
Roma, 13 aprile 2023. La Riforma Cartabia avrà senza dubbio un grande impatto sul sistema processuale italiano, con importanti novità entrate in vigore a inizio 2023 i cui effetti potranno essere giudicati in concreto solo fra qualche mese.
Diverse, intanto, sono le opinioni che molti professionisti hanno espresso in merito, aiutando i cittadini a farsi un’idea più precisa di come cambierà il mondo che ruota intorno alle aule di giustizia. Fra questi, c’è il penalista Danilo Siliquini, titolare dello Studio Legale Siliquini, che spiega innanzitutto il cambio di prospettiva che la Riforma attua rispetto alle pene detentive: «Il concetto di pena riparativa è fra i principi fondamentali. Per i reati che contemplano la detenzione fino a quattro anni, infatti, la Riforma prevede la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova, mentre in caso di reclusione di due anni i lavori socialmente utili e in caso di reclusione di un anno, quest’ultima può essere trasformata in una pena pecuniaria».
L’obiettivo perseguito in questo caso è chiaramente quello di evitare un sovraffollamento delle carceri.
Dal punto di vista dell’avvio del processo, invece, la novità è rappresentata da una fase che precederà il dibattimento, il cosiddetto pre-dibattimento: «In questa sede – spiega ancora Siliquini – si cercherà di valutare se ci siano le condizioni per andare effettivamente a dibattimento oppure archiviare il caso». Un modo per offrire alla giustizia uno strumento di alleggerimento del carico di lavoro, con l’obiettivo, a lungo andare, di portare nelle aule di tribunale soltanto quei processi che effettivamente meritano di essere affrontati.
Ma c’è un altro principio che, dal punto di vista degli avvocati, porterà gli stessi a ricoprire un ruolo di consulenza fondamentale per i clienti: «Per reati come le lesioni personali, violenza privata o violazione di domicilio, sarà prima necessaria la querela da parte di chi ha subito il danno. Senza di questa non ci sarà la possibilità di procedere. Questo per evitare che siano avviate procedure d’ufficio senza che la vittima sia realmente interessata ad affrontare il processo».
Ed è proprio in situazioni come queste che il ruolo di avvocati come Danilo Siliquini è destinato a diventare cruciale nel percorso di assistenza alla clientela. Se da un lato l’intenzione del legislatore è quella di mandare avanti processi nei quali le parti in causa siano effettivamente collaborative, è facile prevedere come in molti casi la querela possa non essere presentata per paura o timore di ritorsioni: «Da questo punto di vista il nostro ruolo sarà molto delicato», prevede Siliquini, che sottolinea l’importanza del compito dell’avvocato: «La difesa di un assistito non consiste solo nel presentare carte e nel rapportarsi con magistrati e controparte. In molti casi, a maggior ragione con quanto prospettato dalla Riforma, il nostro compito sarà quello di guidare i clienti nella scelta delle decisioni giuste da prendere. Chi ha subito un danno può essere spaventato per diversi motivi. Sta a noi legali il compito di guidarlo prospettando il percorso da affrontare».
Soltanto la trasparenza e la fiducia di consulenti come lo Studio Legale Siliquini, infatti, possono creare i presupposti per un’azione penale portata avanti con decisione.
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