(Adnkronos) – “Per ripartire nel post Covid-19 c’è bisogno della professionalità delle donne. Non è una mera questione di inclusione sociale. La promozione della parità tra donna e uomo, nella vita privata e pubblica, consente anche alle imprese di crescere, di aumentare la loro competitività e di creare ricchezza in termini economici”. E’ il messaggio urgente che lancia Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager e di Cida, anche a fronte degli ultimi dati sul gender gap emersi nel corso del World Economic Forum, secondo il quale le donne lavoratrici guadagnano il 13% in meno all’ora rispetto agli uomini. Il divario retributivo di genere è un fenomeno consolidato anche in Italia, che si posiziona al 63° posto tra i Paesi al mondo per parità di genere.
Che i progressi verso l’eliminazione del divario di genere nel nostro Paese si siano arrestati lo dimostrano anche i dati dell’Osservatorio 4.Manager: oggi le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale e la quota si riduce al 18% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente. Su un campione di 6.000 imprese manifatturiere italiane, solo il 14% sono a conduzione femminile, il restante 79% rimane a conduzione maschile. Inoltre, risulta ancora che una donna su dieci rinuncia al lavoro per dedicarsi ai figli e oltre il 43% delle laureate afferma di aver dovuto modificare o ridurre l’orario lavorativo per riuscire a conciliare lavoro e famiglia.
“Il superamento del gender gap – commenta Stefano Cuzzilla – deve essere una delle priorità del nuovo Governo. E’ necessario che il nuovo esecutivo attui una serie di azioni, strategie e strumenti, come quelli offerti dal Pnrr, per abbattere il divario di genere, poiché per crescere come Paese abbiamo bisogno delle competenze e delle soft skills delle donne, ma anche di un sistema che sia in grado di valorizzarle. La ripartenza nel post Covid-19 deve partire da loro”. Secondo i manager e gli imprenditori intervistati dall’Osservatorio, per incrementare l’occupazione femminile servono misure concrete in termini di flessibilità lavorativa (48,5%), parità retributiva (25,6%) e nelle procedure di recruiting (23,7%). A questo si devono aggiungere migliori politiche di welfare aziendale, percorsi formativi di aggiornamento professionale e supporti a servizio della genitorialità.