(Adnkronos) – “Il tributarista svolge una di quelle professioni cosiddette associative legate alla legge 4 del 2013 che consente a certe tipologie di consessi associativi e di associazioni di rappresentanza professionali inserite in un apposito elenco tenuto dal ministero delle imprese e del made in Italy, di potere rilasciare al proprio iscritto un attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati. Non è una autoregolamentazione, è una norma di legge, c’è stato un vaglio delle associazioni che hanno dato delle garanzie di serietà nel rilascio di questo attestato e questa è una garanzia per l’utenza, del consumatore, che nell’accezione dell’Unione europea del committente anche dei servizi professionali”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Riccardo Alemanno, presidente dell’Int-Istituto nazionale tributaristi.
“Nel nostro Paese -continua Alemanno- esistono due gambe del settore professionale, quella tradizionale ordinistica e quella associativa legata alla legge 4 del 2013. Danno garanzie con percorsi differenti e ovviamente nessuno nega le garanzie che possono dare le professioni tradizionali ma affianco di queste ci sono altre professionalità che proprio in virtù di una specifica legge devono rilasciare garanzie all’utenza e l’attestato è una di queste”.
“Il tributarista che ha l’attestato di qualità ha l’obbligo di aggiornamento professionale, di polizza, di un codice deontologico, e siamo perseguibili quindi anche dal codice del consumo che in tema di sanzioni non è secondo a nessuno. E poi la stessa associazione ha un ruolo di responsabilità in questo percorso di garanzia”, aggiunge Alemanno.
“La legge di bilancio – ha proseguito – è vincolata da una situazione economico finanziaria difficoltosa e quindi ha dei limiti dovuti alle coperture. Importante che si sia rinnovato il taglio del cuneo fiscale per quanto riguarda i lavoratori dipendenti fino a una certa soglia di reddito. Il rammarico è che sia una misura per il 2024 mentre invece tutti vorremmo che fosse strutturale. Ci sono interventi per le famiglie, meno per le imprese”.
“Ripeto, siamo consci delle difficoltà, tutti evidentemente avremmo voluto una manovra magari di più ampio respiro con aiuti direttamente a imprese e studi professionali ma capisco che il governo -rimarca- abbia dei limiti dovuti a un mantenimento del debito del nostro Paese, che viene da una serie di emergenze, dalla pandemia ai conflitti passando per i disastri idrogeologici. Emergenze che portano anche al dispendio delle riserve finanziarie”. “Ma anche noi abbiamo voluto -spiega Alemanno- nell’interlocuzione con le commissioni che discuteranno il testo della manovra, per portarlo poi in aula in Senato in prima lettura, fare delle proposte proprio per le famiglie”, spiega, aggiungendo che “l’ unica proposta che abbiamo fatto in manovra per quanto riguarda la nostra categoria è di eliminare la discriminazione sulla tutela del professionista in malattia che ancora oggi riguarda solo il mondo ordinistico e non quello associativo”.
“Compensa un po’ il problema di una legge di bilancio di non ampio respiro il fatto che il governo sia riuscito nel primo anno di legislatura ad approvare la legge delega fiscale e soprattutto che stia tenendo una tabella di marcia estremamente importante nell’emanazione dei decreti attuativi. Ci sono infatti già una serie di decreti che sono stati emanati dal governo in attuazione di altrettante indicazioni contenute nella delega”. “Abbiamo -ricorda Alemanno- un ulteriore rivisitazione dell’Irpef che viene portata a tre aliquote ma quello che ci interessa oggi e che tiene banco è l’ultimo decreto che contiene il cosiddetto concordato biennale preventivo, una forma per cui imprese e professionisti soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale e con un determinato punteggio potranno ricevere dall’Agenzia dell’Entrate una proposta di tetto di utile da dichiarare per un biennio. Evidentemente maggiori utili prodotti dall’impresa o dal professionista non sarebbero tassati. Detto così potrebbe sembrare allettante ma ovviamente tutte le norme vanno ben viste e valutare perché ogni impresa e studio professionale ha la propria soggettività”, sottolinea.
Secondo Alemanno “dovremo analizzare bene, vedere dopo il passaggio parlamentare come potrà essere questa proposta di concordato, non credo potrà avere grosse modifiche se non nei termini per accedere perché attualmente i cinque giorni effettivamente sono un po’ pochi per riuscire a valutare una proposta così impegnativa dal punto di vista delle imprese e degli studi professionali”, sottolinea. “Siamo ovviamente come intermediari fiscali a fianco dei nostri assistiti per poterli accompagnare anche in queste scelte. Sarà l’amministrazione finanziaria a proporre, grazie all’intreccio dei dati presenti nelle proprie piattaforme, una proposta nei confronti del contribuente. Dovrà essere valutata attentamente, perchè leggendo la bozza di decreto che abbiamo a disposizione ci sono delle variabili su cui va fatto un ragionamento insieme all’assistito”, conclude.