(Adnkronos) – “A parte per le imprese che avevano acquistato energia a prezzo bloccato, i costi dell’energia per le aziende del territorio sono altissimi. Ma la cosa ancora più impressionante sono i pre-payments in capo alle aziende che acquistano e distribuiscono energia. Se fossero cifre normali, passa. Ma qui parliamo di pre-pagamenti in termini di garanzia e di pagamenti in tempi molto accorciati, che, con l’aumento dei costi dell’energia di 6-7 volte, raggiungono cifre impressionati e ci sono imprese che adesso sono in seria difficoltà di cassa”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, l’associazione di imprese di Bologna, Ferrara e Modena.
Caiumi parla per testimonianza diretta: “All’interno della nostra associazione -ricorda Caiumi- ci sono anche aziende che acquistano e distribuiscono energia, anche grandi operatori, e vediamo che in certi casi gli hanno accorciato di parecchio i tempi di pagamento e che le garanzie richieste sono quasi decuplicate: se prima si parlava di 100 milioni ora si parla di quasi 1 miliardo”
Il problema della corsa al rialzo dei prezzi energetici, osserva Caiumi “è una catena ed è una catena che si scarica chiaramente sull’utente finale, quindi imprese e cittadini”. “Una situazione difficile e ancora più difficile dopo la scelta della Germania: se la Germania effettivamente va per conto suo, metterà a disposizione dei soldi per difendere la sua economia e i suoi cittadini, ma scaricherà un problema addosso ad altri e noi siamo tra quelli”, conclude Caiumi.
Al nuovo governo gli industriali oggi chiedono “certamente una manovra che cerchi comunque di calmierare il prezzo dell’energia e di tenere conto anche degli aspetti di cassa delle imprese che acquistano e distribuiscono energia” dice Valter Caiumi. In particolare aggiunge Caiumi, “bisogna che il nuovo governo trovi un modo per togliere ai gestori il pre-payment dell’energia, allentando la pressione sulla parte finanziaria”. “Anche la filiera della distribuzione ha problemi -aggiunge Caiumi- durante la prenotazione e l’acquisizione del gas. Lo Stato può trovare il modo di operare nel front line dei gestori o in un’altra parte del segmento della filiera come i fruitori, per fornire una qualche forme di garanzia”.
Tra le imprese del settore ceramica, settore altamente energivoro “c’è già stato qualcuno che ha mitigato il problema dei costi, efficientando i processi produttivi, magari interrompendo la produzione in certi momenti per il magazzino e cercando di essere più snelli: certamente c’è molta preoccupazione, soprattutto per le imprese che hanno acquistato energia a prezzo bloccato che terminerà tra pochi mesi e quindi avranno un impatto enorme. Il sistema per ora regge perché c’è stato business” spiega il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, l’associazione di imprese di Bologna, Ferrara e Modena.
“E’ una situazione un po’ ‘mista’ -racconta Caiumi-. Il mercato di per sè è andato bene in termini di domanda e questo è l’aspetto positivo, sia nel 20-21 che nel 20-22 , ma si attende – e questo è comune denominatore di tutta Italia e di tutta Europa- una curva che inizia a scendere. Il business ha finora compensato la riduzione del markup delle imprese, ma alla prima flessione non ci riusciranno più”, conclude. (di Mariangela Pani)