(Adnkronos) – Rispetto al concetto di democrazia può non essere “sufficiente diffondere i diritti di partecipazione” e “paradossalmente, a distanza di qualche decennio dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale, ho l’impressione che si stia diffondendo una sorta di apatia, apatia del cittadino e di indifferenza alla riuscita del funzionamento delle istituzioni. E’ un pericolo mortale per la democrazia”. Ad argomentarlo è stata la presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano, nel suo intervento oggi alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno Accademico 2023-2024 dell’Università di Roma Tor Vergata.
“Parlare di democrazia – ha detto la presidente Cassano – non è solo illustrare i principi fondamentali della Costituzione e delle regole che governano il funzionamento delle istituzioni ma soprattutto, e questo è il tema che mi interessa, approfondire il sentimento della democrazia”. “Oggi – ha osservato – è diffusa la convinzione che per il suo sviluppo sia necessario e sufficiente diffondere i diritti di partecipazione, ma secondo questa impostazione la democrazia è una sorta di circolo virtuoso autosufficiente, in realtà l’analisi è molto più complessa”.
“E, paradossalmente, a distanza di qualche decennio dall’entrata in vigore della Carta Costituzionale, ho l’impressione – ha argomentato la presidente Cassano – che si stia diffondendo una sorta di apatia, apatia del cittadino e di indifferenza alla riuscita del funzionamento delle istituzioni”.
“E’ un pericolo mortale per la democrazia perché – ha osservato – determina uno scollamento fra cittadino e istituzioni, determina lo scollamento ulteriore fra la cosidetta Costituzione formale – che è il complesso delle regole che sono contenute nella Carta fondamentale – e la Costituzione materiale, ossia i comportamenti concreti che ciascuno di noi pone in essere per realizzare quei valori fondanti della Carta fondamentale. Quindi c’è il rischio che il cittadino abdichi al quel ruolo propositivo che pure la Costituzione gli affida e deleghi ad altri la partecipazione alla vita democratica”. La presidente Cassano ha quindi indicato che “si creano così i presupposti di democrazia per assuefazione, con tutti i pericoli che comporta in termini di disaffezione alla vita pubblica, al funzionamento delle istituzioni e anche di insofferenza nei confronti delle complesse procedure democratiche che devono sempre cercare di rispecchiare l’intera collettività nelle sue molteplici sfaccettature”.
“Bisogna chiedersi se sia culturalmente corretto pretendere di imbrigliare nella legga materie che sono così complesse quali sono quelle in materia di bioetica. Mi chiedo se, forse, un moderno ordinamento democratico, accanto alle leggi, non possa valorizzare, invece, il senso di responsabilità, la deontologia, la competenza dei professionisti. Pensate alle scelte difficili e dolorose che, tutti i giorni, chi esercita una professione sanitaria, deve operare”, la riflessione della presidente Cassano cade proprio nei giorni in cui si è acceso il dibattito sulla bimba Indi Gregory, affetta da malattia mitocondriale incurabile. “Ma possiamo pretendere che sia la legge a definire ogni più minuzioso aspetto dell’operare di quel sanitario?” si è chiesta la presidente della Corte Suprema di Cassazione.
“O non dobbiamo affidarci alle competenze – sempre più elevate – di questi operatori e prevedere un nuovo modo di legiferare attraverso le cosidette ‘soft law’, delle leggi che indicano solo qual’è il limite invalicabile oltre il quale non si può andare” ha osservato ancora la presidente Cassano.