(Adnkronos) – “Il settore edile è stato uno dei principali motori della ripresa dell’economia italiana dopo la pandemia e il conflitto russo-ucraino: rispetto ai livelli pre-Covid il valore aggiunto delle costruzioni è più alto del 33%, correndo a una velocità di crescita pari a circa quattro volte quella del manifatturiero (+8,5% nello stesso periodo) e dei servizi (+7,7%) e a fronte di un arretramento nell’agricoltura (-5%). E’ un settore cruciale per tenuta del pil, ma le prospettive non sono rosee”. Lo dichiara Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa, una delle società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nell’anticipare i dati principali del report del Centro studi della società sulla filiera delle costruzioni nei primi nove mesi del 2023 che sarà presentato domani a Capri nel workshop di apertura del 38° Convegno dei giovani imprenditori dedicato a ‘Pnrr e infrastrutture per il rilancio del Mezzogiorno’.
“L’economia italiana – spiega Pelazzi – sta uscendo dalla fase di recente crisi avendo mostrato significativi segnali di resilienza, almeno fino al primo trimestre di quest’anno, con il pil che ha ampiamente superato i livelli pre-Covid (+2,1%) e che ha mostrato una dinamica migliore di quella rilevata nelle altre principali economie europee”. “E’ attesa – sottolinea – in rallentamento nella seconda parte del 2023 e per buona parte del 2024. Il grado di incertezza sulle dinamiche future è estremamente elevato e soggetto a rischi inattesi (come il recente conflitto esploso in Medioriente) che potrebbero fortemente intaccare le prospettive globali e nazionali”.
Per Pelazzi, “il settore edile è stato uno dei principali motori della ripresa dell’economia italiana dopo la pandemia e il conflitto russo-ucraino, grazie anche al Pnrr, avviato nel 2021 e da completarsi entro il 2026 secondo tempi e modalità concordati con la Commissione europea, che ha dato e continuerà a dare un robusto sostegno alla dinamica dell’attività nel settore, nonostante alcune incertezze legate alla tempistica di realizzazione di alcune misure”.
“Tra i settori – osserva – le costruzioni è quello che ha contribuito maggiormente alla ripresa occupazionale. Rispetto all’ultimo trimestre 2019, in pratica il periodo pre Covid, sono stati creati oltre 170 mila posti di lavoro, contribuendo in misura sostanziale ad alleviare il disagio economico di molte famiglie che, anche in un periodo di forte crisi economica, hanno potuto accedere ad un lavoro e ottenere una retribuzione. Nonostante la forte ripresa dell’occupazione mancano nel settore delle costruzioni 160 mila occupati, ma risulta introvabile circa il 70% dei giovani da assumere. Legato all’elevata età media dei lavoratori edili si aggiunge il problema che entro i prossimi cinque anni usciranno per pensionamento circa 165mila addetti delle costruzioni e dovranno essere sostituiti”.
Dopo la forte crescita degli ultimi due anni, il comparto edile, secondo il Centro Studi di Argenta Soa, sta mostrando segnali di significativo indebolimento. “Gli investimenti – osserva Pelazzi – sono diminuiti nel secondo trimestre e le informazioni attuali non lasciano intravedere un’inversione di tendenza nel breve periodo, tenuto conto dell’incertezza legata al Superbonus che sta allontanando imprese e privati dal suo utilizzo”. “A pesare sul futuro del settore – avverte – sono gli impatti dell’inflazione e del costo del denaro per famiglie e imprese, oltre all’incertezza che rende più difficile programmare le strategie sia per le imprese che per le famiglie. Pur se l’inflazione mostra segni di graduale decelerazione, i prezzi restano ancora elevati”.
“Inoltre – sottolinea – l’aumento del costo di finanziamento per le famiglie è alto: il costo medio di un mutuo a tasso fisso oggi è intorno al 5%, per il credito al consumo è quasi al 9%, mentre sono saliti contestualmente i prezzi di vendita degli immobili”. “Per le imprese – continua Pelazzi – i tassi sono intorno al 4% medio e si sono irrigiditi i criteri di garanzia richiesti dalle banche con il risultato che si è ridotta la domanda di prestiti (oltre il 5% in meno a luglio, secondo Banca d’Italia). Al Sud in particolare il costo medio di un finanziamento è superiore di circa un punto percentuale rispetto al Nord. Se si considera che le aspettative sono di un calo dei prezzi nel prossimo anno, le famiglie sono portate a rinviare le scelte di acquisto delle abitazioni (nel secondo trimestre -16% le vendite di abitazioni in un anno). Questa situazione potrebbe avere effetti gravi per le imprese del comparto”.
“Dalla nostra rilevazione per le imprese intervistate – spiega – l’attuazione del Pnrr presenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61% delle rispondenti dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti. Le principali preoccupazioni delle imprese intervistate si focalizzano prevalentemente su tre aspetti: il principale (69% delle risposte) è l’aumento del costo del credito (che impatta su domanda e offerta), seguito carenza di personale qualificato (61% delle risposte) e da problemi di liquidità (38% delle risposte) per una riduzione dei margini e per le accresciute garanzie richieste dalle banche. Con particolare riferimento al Codice degli appalti, per il 63% delle imprese intervistate può rendere più veloce la realizzazione delle opere”.