(Adnkronos) – “Nel 2023 si registra una stagnazione del Pil che risente del rallentamento della domanda interna ed estera. I piani di investimento delle imprese si sono indeboliti e i prestiti bancari alle imprese sono progressivamente calati dall’ultimo trimestre del 2022, registrando una contrazione del 4,3% nel Mezzogiorno per le pmi, con tassi che superano perfino il 10% per le micro imprese. Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese siano scoraggiate dal prendere i soldi in prestito e lo scenario di incertezza macroeconomica non favorisce investire. I settori che stanno soffrendo maggiormente questa situazione sono principalmente il commercio in generale, ma anche l’edilizia e la fabbricazione di calzature”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Michele Izzo, direttore generale di Garanzia Fidi Scpa (Ga.Fi), uno dei principali Confidi del Paese.
E in futuro, secondo Izzo, non andrà meglio. “Nei prossimi mesi, con la fine del temporary framework, il ‘rischio di credito’ è prevedibile che possa risalire. Inutile nascondere che sono tempi difficili per le imprese. Il Covid prima, le guerre, l’inflazione e gli alti tassi poi, hanno avvicinato lo spettro di un nuovo credit crunch in tutta Europa. Il flusso dei nuovi prestiti deteriorati si mantiene su livelli bassi nell’ultimo anno ma nel Mezzogiorno è più elevato rispetto ad altre aree del Paese, 1,4% rispetto alla media Italia dell’1%. È infatti ormai noto che le banche stiano rallentando l’erogazione di prestiti soprattutto a quelle aziende con rating più bassi, mentre sono sempre più disponibili a finanziare aziende sensibili alla transizione eco sostenibile. Credo che nell’immediato futuro le aziende che non si adeguano difficilmente riusciranno a finanziarsi”, sottolinea.
Centrale, in un momento come questo, il sostegno per le imprese. “A maggior ragione, il sistema dei Confidi è necessario per mitigare tale situazione”, sottolinea Izzo.
Secondo il direttore generale di Ga.Fi, infatti, “l’accresciuta competenza maturata e l’evoluzione di cui sono stati protagonisti hanno dimostrato che i Confidi sono stati capaci di adattarsi al divenire finanziario del nostro Paese poiché, da semplici garanti, sono passati gradualmente a delineare un profilo che non fosse solo di garanzie ma anche, di servizi, credito diretto e consulenza alle imprese. Sono diventati sempre più punto di riferimento delle imprese in quanto profondi conoscitori del mercato di riferimento e delle logiche per l’erogazione del credito, presidiando puntualmente tutte le trasformazioni in atto negli ultimi anni, affiancando il sistema bancario e proponendosi come fattore di complementarità per alcune taglie di aziende che, altrimenti, verrebbero emarginate”, aggiunge ancora.
Per le micro e piccole imprese, spiega Izzo, i Confidi “innanzitutto, sono stati determinanti sia in periodi di crisi che nelle successive fasi di ripresa e crescita, per assicurare la continuità di accesso al credito altrimenti difficilmente ottenibile, soprattutto per le imprese più piccole. Poi in uno scenario in cui i prestiti sono progressivamente rallentati dall’ultimo trimestre del 2022 ed il numero degli sportelli bancari è diminuito di oltre un terzo negli ultimi quindici anni, i Confidi si sono rivelati soggetti affidabili e presenti per un credito di prossimità. Essi hanno rafforzato il proprio posizionamento affianco alle pmi che oggi chiedono ai Confidi non solo garanzie ma una più ampia assistenza per il reperimento del credito e servizi consulenziali per una migliore gestione delle risorse disponibili e delle proposte di mercato”, spiega ancora.
E secondo Izzo “non bisogna assolutamente dimenticare l’importanza che i Confidi possono svolgere con particolare riferimento al Fondo di Garanzia. Essi offrono al sistema bancario una copertura aggiuntiva rispetto alla garanzia di Stato, con risorse private apportate dalle imprese socie. L’integrazione tra l’intervento del Fondo e quello dei Confidi consente di generare un elevato ‘effetto leva’ in grado di agire da moltiplicatore delle risorse pubbliche e di accrescere di conseguenza il numero delle imprese beneficiarie e il volume di finanziamenti garantiti dallo Stato”, rimarca.
Altro tema centrale per le imprese, e anche per i Confidi, è la sostenibilità. “Il richiamo a un maggiore impegno” sui principi Esg e della sostenibilità “da parte delle banche alle imprese, proviene dal Regolatore che ha imposto i fattori Esg tra gli elementi da considerare nella concessione di un prestito e tra gli indicatori che possono incidere nella riduzione del costo del finanziamento. Tra le componenti Esg, particolare attenzione è rivolta ai rischi climatici e ambientali con riferimento al rischio fisico e al rischio di transizione, anche perché ad oggi sono gli unici misurabili. Tali rischi influenzano il rischio di credito di un intermediario e quindi il compito dei Confidi diventa fondamentale per stimolare una maggiore sensibilità delle imprese verso questi aspetti e traghettarle verso una piena consapevolezza affinché abbiano maggiore facilità nell’accesso al credito”, spiega Izzo.
“In Ga.Fi. da tempo misuriamo questi rischi ed abbiamo anche provveduto a integrare il nostro rating interno con questi elementi per rendere tangibili, in termini di riduzione del pricing, gli sforzi e gli investimenti effettuati dalle imprese per l’adeguamento alle disposizioni normative. Ma credo che i Confidi possano offrire il loro contributo anche per sviluppare il fattore social essendo soggetti molto attenti per natura e missione agli aspetti mutualistici, etici e solidali”, conclude.