(Adnkronos) – “L’emanando decreto Lavoro rappresenta certamente un provvedimento di grande interesse poiché costituisce il primo intervento riformatore in materia da parte del Governo Meloni. Da un punto di vista complessivo è possibile affermare che il Governo ha dato un segnale importante in termini politica legislativa andando in controtendenza rispetto alla legislazione ed al dibattito che aveva caratterizzato i governi precedenti. Sono stati introdotte misure tendenti ad affrontare temi che impattano direttamente sul quotidiano della popolazione vedi il taglio del cuneo fiscale e anche l’interesse per l’occupazione dei giovani”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Francesco Rotondi, giuslavorista e founder di LabLaw, sul dl lavoro approvato dal governo nel corso del cdm dello scorso 1° maggio.
“Dalle anticipazioni circolate emergono alcuni filoni d’intervento: il tema dell’inclusione sociale con l’assegno d’inclusione e di tutte le previsioni che ruotano attorno a questa misura; la sicurezza sul lavoro; il contratto a termine; le norme per agevolare l’assunzione dei giovani; l’intervento di semplificazione sul c.d. decreto trasparenza; le norme finalizzate alla riduzione del c.d. cuneo fiscale”, riepiloga il giuslavorista.
“Se una critica può essere mossa all’esecutivo è quella per cui, al di là della bontà delle misure adottate, ci si poteva attendere un approccio più ampio ed articolato in ordine ai temi che animano il dibattito attorno al mondo del lavoro, il che suggerisce un monito allo stesso esecutivo per un approccio riformatore di più ampio respiro magari attraverso lo strumento della Legge Delega”, spiega Rotondi.
Per il giuslavorista “Appare rilevante anche il modo con cui è stata superata l’esperienza del reddito di cittadinanza intervenendo sull’equivoco di fondo che aveva caratterizzato la precedente misura ovvero la commistione fra lotta alla povertà e politiche attive”. “Il limite di queste misure però risiede ancora nella inadeguatezza della struttura dei soggetti pubblici che sono chiamati a gestire l’istituto. Rispetto a questo tema un ruolo importante lo potrà giocare il sistema integrato delle banche dati previsto dal Decreto”, aggiunge Rotondi.
E in conclusione “Quanto alla riforma sul contratto a termine, altro provvedimento largamente atteso, ci si attendeva qualcosa in più nel senso che la disposizione che rimanda alla contrattazione collettiva o, in assenza, a quella individuale riporta alla mente i tempi del D.lgs 368/21 se non addirittura quelli della legge del 62′ a seguito dell’intervento della legge n. 56/87 con ogni conseguenza in termini di proliferazione del contenzioso”, sottolinea Rotondi.