(Adnkronos) – Provole e burrini, mozzarelle e caciocavalli. Ma anche salumi e formaggi al peperoncino. Realizzati secondo le antiche tradizioni calabresi e con ingredienti biologici senza conservanti, ma rigorosamente ‘made in Japan’, e precisamente nell’isola di Hokkaido, vicinissima alla Siberia. E’ la sfida vinta con ‘Fattoria Biò Hokkaido’ da Elio Orsara, 56 anni, originario di Cetraro in Calabria, partito giovanissimo da casa e da anni imprenditore di successo nella ristorazione in Giappone, dopo aver accumulato esperienze in Spagna, in Inghilterra e negli Stati Uniti. E l’ultima scommessa l’ha vinta proprio mettendo in gioco il know-how delle tradizioni contadine calabresi per realizzare un’azienda agricola di successo nel Sol Levante, facendo ancora di più conoscere i gusti e i sapori della sua terra d’origine.
“Io mi sono affermato in Giappone -racconta Orsara intervistato da Adnkronos/Labitalia- ho sposato una giapponese, abbiamo due figli e quindi la mia vita è qui. Però sono molto orgoglioso delle mie origini calabresi, nonostante fin da piccolo abbia sempre avuto la voglia di girare il mondo. Sono cresciuto con il sogno americano, ma ho trovato l’America in Giappone”, spiega Orsara, pioniere della cucina italiana autentica e di qualità a Tokyo, che è stato insignito anche del titolo di Commendatore della Repubblica italiana.
E sì, perchè se in Italia e in tutto il mondo furoreggia il sushi, in Giappone non mancano gli ammiratori dei caciocavalli e della ‘nduja calabrese. “Sono stato il primo a portarla in Giappone -ricorda Orsara- nel 1989 quando venni per la prima volta nel Paese per due mesi di lavoro mi hanno pagato 25 milioni di lire, una cifra enorme per l’epoca. In due anni abbiamo aperto sei nuovi ristoranti, e da lì è stato un crescendo. Dopo 27 anni ho 5 aziende e 150 dipendenti e 300 stagionali. Ma non dimentico da dove sono arrivato. Ho una società di importazione e importiamo solo dalla Calabria: olio, marmellate, pomodori e prodotti d’eccellenza dalla Calabria. Importo prodotti per circa un milione di euro”, spiega.
Mancava qualcosa, però. Oltre che importare prodotti calabresi e deliziare con essi i palati di Tokyo e dintorni, Orsara ha voluto osare di più. “L’emozione che ti dà il creare i prodotti -spiega Orsara- è qualcosa di incredibile. Nel Nord del Giappone, vicino alla Siberia, c’è un’isola che si chiama Hokkaido, ed è praticamente la copia della Sila calabrese. Stesso clima, natura incontaminata, aria pulita, ci sono tre mesi di neve alta anche fino a 3 metri. E allora, avendo conosciuto Mario Grillo della Fattoria Biò di Camigliatello Silano, mi è venuta la pazza idea di fare una Fattoria Biò lì, a Hokkaido. Ho cominciato undici anni fa con il caseificio, sono venuti qui Mario e Saverio Grillo, mi hanno fatto consulenza, mi hanno aiutato tantissimo e sono molto grato a tutta la loro famiglia. Mi hanno dato tutto il know-how”, sottolinea.
E per Mario Grillo, quinta generazioni di agricoltori, una laurea in Economia in tasca ed esperienze in banca anche all’estero, oggi alla guida di Turismo Verde, l’associazione degli agriturismi di Cia-Agricoltori italiani “è stato un piacere aiutare Elio. Lui è stato qui da noi in Sila, si è innamorato dei nostri prodotti e del nostro modo di coltivare interamente biologico. Così, prima io e poi mio fratello Saverio siamo andati in Giappone e abbiamo fatto consulenza e formazione nella sua fattoria, ad esempio nella filatura della mozzarella”, spiega.
Mozzarelle che così ora vengono ‘filate’ nel Sol Levante alla stessa maniera dei vecchi ‘massari’ calabresi 50 e più anni fa. “Oggi -racconta orgoglioso Orsara- ho un caseificio, un salumificio, e duecento ettari di terreno sui quali stiamo cercando di fare quello che la famiglia Grillo fa in Sila, con la coltivazione biologica, con le mucche e le pecore. Ho la ‘pig farm’ con i maiali che mangiano solo cose naturali, castagne ad esempio. Un rimpianto? Non posso fare il prosciutto e il capicollo perchè qui come cultura ammazzano i maiali a sette mesi…”. E per Orsara “la Calabria è una terra ricchissima di storia, di tradizione, di prodotti. Le nuove generazioni mi fanno sperare bene, hanno studiato fuori, sono tornati a casa e stanno rivoluzionando in positivo le aziende di famiglia, specie nel vino. Mi fanno ben sperare”, conclude l’ex-ragazzo di Cetraro che inseguendo il suo sogno ha sempre portato la Calabria nel cuore.