(Adnkronos) – L’escosistema italiano del fintech è in decisa espansione e nel 2022 i finanziamenti complessivi raccolti hanno raggiunto 1.040 milioni di euro, con un tasso di crescita medio annuo (cagr) negli ultimi 4 anni del 60%. Un sistema sempre più maturo non solo sotto l’aspetto degli investimenti, anche internazionali, ma per il numero di aziende e il livello tecnologico delle startup del settore, le partnership tra operatori del settore e non, i nuovi prodotti e servizi offerti. Sono queste alcune delle principali indicazioni che emergono dalla seconda edizione del report EY Fintech Waves, una ricerca unica per il mercato italiano, realizzata in collaborazione con il Fintech district, che analizza lo stato di salute dell’ecosistema fintech nel nostro Paese, anche con una prospettiva globale ed europea, attraverso i sentiment espressi da oltre un centinaio di operatori del settore.
Tra i principali trend emersi dal report, la netta polarizzazione della raccolta fondi con il 94% del totale dei finanziamenti ottenuti dalle fintech con raccolta superiore a 100 milioni di euro e con fatturato annuale superiore a 5 milioni di euro, la maggiore propensione delle fintech ad affidarsi a venture capital internazionali (+88%) e ad avviare partnership (+94%).
“Il settore fintech italiano ha dimostrato grande resilienza e potenziale di crescita. Nonostante resti ancora molta strada da fare in termini assoluti, i segnali di crescita sono estremamente promettenti, con un considerevole aumento dei finanziamenti totali nel periodo 2019-2022 che ha registrato un cagr di circa il 60%, corrispondente a quasi il doppio della media europea (34%). Il fintech è infatti il segmento più attrattivo per la raccolta di capitali in Italia e il rinnovato interesse del Venture Capital internazionale dimostra il potenziale di scale-up e la crescente maturità delle startup appartenenti all’ecosistema nazionale. Gli intermediari finanziari tradizionali sono chiamati a cogliere questa opportunità e a fare delle fintech un partner strategico nella loro trasformazione digitale, a patto che accettino le sfide dell’integrazione in termini tecnologici, di governance e di processo”, ha commentato Andrea Ferretti, markets & business development leader per i financial services di EY.
A riprova del crescente interesse anche da parte degli operatori stranieri al mercato fintech italiano, oltre il 17% del campione dichiara di fare affidamento su fondi di Venture capital internazionali, una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2020. Anche in prospettiva di prossimi round di investimento il 32% delle startup guarda con interesse agli operatori internazionali di VC in ottica di crescita del business ed espansione su scala globale.
L’evoluzione dell’ecosistema fintech italiano verso un livello di maturità è testimoniato anche dai dati riguardanti la fase di sviluppo delle società di fintech. Se infatti quelle in fase early stage si sono ridotte del 25%, sono aumentate del 37% quelle in fase early growth.
Nella raccolta degli investimenti il settore dei pagamenti e delle transizioni di denaro si è maggiormente distinto, specie in virtù delle performance di crescita raggiunte da Satispay e Scalapay. Segue il settore delle neobank, realtà tecnologiche che forniscono servizi bancari di ultima generazione.
Nel processo di crescita delle fintech italiane il ruolo delle persone e delle specifiche competenze sarà sempre più centrale. Il 97% delle fintech ha in previsione l’assunzione di nuovi talenti entro due anni e ciò nonostante la difficoltà nel reperire professionalità adeguate alle proprie esigenze aziendali: il 61% degli operatori del settore ritiene che il mercato del lavoro italiano sia carente di talenti con competenze specifiche. Un altro fattore centrale per poter operare con successo nel settore finanziario è quello della conformità a norme e disposizioni. In questo àmbito le fintech italiane risultano avere una spiccata attenzione, l’87% delle aziende ha una figura specifica che segue le questioni risk & compliance, ma il 47% di esse spende meno del 10% dei costi totali per attività di compliance.
Sul fronte dell’open innovation, il 90% delle realtà interpellate nel report ha avviato negli ultimi due anni una partnership con altri player finanziari, specie in ottica di lancio di nuovi prodotti e servizi, ma anche di altri settori: il 65% ha sancito una collaborazione con un istituto bancario o con una società di assicurazioni, il 58% con altre fintech, il 41% con altre strartup non finanziarie, mentre solo una su quattro con player incumbent di settori come utilities, gdo ed entertainment. Nel compleso le partnership avviate si sono rivelate piuttosto positive con un grado di soddisfazione medio di 7,5 su 10.
In definitiva, dall’analisi emerge che i settori più maturi e promettenti per l’ulteriore sviluppo dell’ecosistema fintech sono payments, lending e insurtech, all’interno di un sistema che vede l’affermarsi di alcuni trend globali dell’intero settore finanziario, come embedded finance, fintech for good, crypto & DeFi, innovative payments, open finance.