(Adnkronos) – Se le entrate tributarie sono in netto aumento, perché non rivedere e rimodulare alcuni interventi per rilanciare l’economia del Paese? Dalle piccole e micro imprese e dalle partite Iva la richiesta del taglio del cuneo fiscale, della pace fiscale e della flat tax. È questa la posizione della Confederazione Aepi e dell’Associazione nazionale consulenti tributari (aderente ad Aepi) dopo l’analisi del rapporto sulle entrate tributarie, pubblicato dal Mef lo scorso 5 agosto, e riguardante i primi sei mesi dell’esercizio, da cui si evince la crescita di 39.109 milioni (+ 11,60%), rispetto al semestre 2021, di cui, 32.274 milioni, pari a +14,50%, per le entrate tributarie e per la differenza, pari a 6.835 milioni, pari al + 6,0 %, per le entrate contributive.
Il totale delle entrate, per competenza giuridica, al 30 giugno 2022 è pari a 242.877 milioni, contro 204.921 per lo stesso periodo e riferito all’anno 2017; nel 2010 per lo stesso semestre di riferimento, il Mef pubblicava entrate pari a 180.618.
Nello specifico le entrate relative alle imposte, dirette e indirette, aumentano da 213.926 milioni a 242.877 nel confronto del primo semestre 2021/2022, registrando un aumento di 28.951 milioni, pari al 13,50%.
L’Ancot, in collaborazione con la Fondazione Dino Agostini, ha elaborato uno studio, su dati Mef, rapportando il primo semestre del 2017 al periodo già preso in considerazione dallo stesso Mef e verificando che le entrate totali, per le imposte dirette e indirette, sono aumentate del 15,62%. Nel periodo di riferimento 2017/2022, l’Irpef ha avuto un aumento del 10,90%, mentre l’Ires del 29,53%. Dato quasi analogo per le imposte indirette che a gran totale aumentano del 15,26%, ma con un dato interno, relativo all’Iva, che passa da 56.154 a 74.289 milioni con un aumento del 24,41%. Nel periodo di osservazione, 2017/2022, anche le entrate contributive registrano un aumento del + 10,65%.
“Ci aspettiamo – commenta il presidente di Aepi Mino Dinoi – un autunno freddo e caro dal punto di vista del rincaro energetico. Il prossimo governo dovrà fin da subito prendere delle decisioni importanti per contrastare la crisi in corso. Timori anche alla luce del rapporto di luglio della Commissione europea: il nuovo anno non sarà migliore. La crescita attesa per il 2022 dovrebbe attestarsi al 2,7%, per poi diminuire al 1,5% nel 2023. L’inflazione media annua potrebbe raggiungere i massimi storici nel 2022, attestandosi al 7,6% nella zona euro e all’8,3% nell’Ue, per poi scendere rispettivamente al 4,0% e al 4,6% nel 2023”.
“Con uno scenario di questo tenore – sottolinea – chiediamo alla politica rigore e metodo ma allo stesso tempo una visione di più ampio respiro per rilanciare l’economia del Paese che, nonostante i valori rappresentati, è in forte sofferenza specie nel settore delle micro imprese. La crisi legata alla pandemia ha fatto indebitare molte piccole aziende anche nei confronti dello stesso fisco. Continuiamo a ribadirlo: abbiamo bisogno di una pace fiscale e di una riduzione della pressione fiscale e del numero degli adempimenti che gravano sulle nostre imprese”.
“Verificato che – osserva il presidente dell’Ancot Celestino Bottoni e responsabile professioni per Aepi – il gettito attuale , per il periodo gennaio-giugno , ha superato anche il periodo ante pandemia e che nel rapporto del Mef viene indicato che le maggiori entrate sono da attribuire, principalmente per effetto dell’aumento del gettito delle ritenute Irpef (+1.794 milioni di euro, +2,0%), del gettito per autoliquidazione (+ 1.594 milioni di euro, + 49,4%) e delle ritenute a titolo di acconto relative ai bonifici relativi alle spese di ristrutturazioni edilizia e risparmio energetico (+621 milioni di euro, + 56,80%) a noi sembra più che mai attuale e fondata, in base proprio ai dati del Mef, la proposta già lanciata durante i lavori del meeting di Aepi dello scorso 19 maggio alle forze politiche, per una riduzione delle ritenute d’acconto, per i professionisti, e una riduzione sui bonifici legati alla ristrutturazione edilizia”.
“Allo stesso tempo – spiega – si registra uno spazio per un potenziale taglio delle aliquote iva, soprattutto per il comparto industriale, produttivo e con riferimento specifico alla spesa energetica, e del cuneo fiscale. Detti piccoli interventi darebbero ossigeno ad una ripresa che stenta ancora ad arrivare in termini finanziari e che dall’Europa già viene dichiarata per finita con una prossima crisi dopo un 2022 segnato dall’inflazione”.