(Adnkronos) – Dal 2019 al 2021, 115 interventi realizzati per un valore complessivo di 32 milioni di euro e impieghi che hanno raggiunto i 77,4 milioni di euro. Con questi risultati Cfi-Cooperazione finanza impresa, finanziaria partecipata e vigilata dal ministero dello Sviluppo economico con lo scopo di promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative, si presenta all’assemblea dei soci che si terrà domani a Roma.
Un periodo fortemente condizionato dalla pandemia da coronavirus e dai suoi effetti e caratterizzato da grande incertezza. Gli ultimi tre anni, rispetto ai precedenti, hanno visto un forte incremento in termini di valore e numerico degli interventi di rilancio di aziende in crisi per iniziativa dei lavoratori (i cosiddetti workers buyout).
“Questo dato – ha dichiarato l’amministratore delegato Camillo De Berardinis – testimonia l’impegno di Cfi e delle organizzazioni cooperative e sindacali nell’attività di promozione e una rinnovata attenzione di governo e parlamento che hanno rafforzato la legge Marcora e Cfi sul piano operativo con nuovi provvedimenti legislativi e con la destinazione di nuove risorse. Dimostra inoltre che il modello societario cooperativo, anche nei momenti di crisi, non solo quelli legati agli effetti della pandemia, è in grado di garantire sviluppo e occupazione, come confermato dal numero crescente di imprese in crisi acquisite e salvate dagli stessi lavoratori riuniti in cooperativa con il sostegno finanziario e l’assistenza di Cfi in collaborazione con le organizzazioni cooperative”.
Nell’ultimo triennio Cfi ha deliberato ben 115 interventi per impieghi complessivi pari a 77,4 milioni di euro. Il valore medio degli interventi si è incrementato notevolmente, passando da 178.000 euro del 2019, a 240.000 euro del 2020, a 469.300 euro del 2021. Il 62% delle delibere ha riguardato i workers buyout mentre il 35 operazioni per il sostegno e lo sviluppo delle imprese cooperative. Nel triennio gli interventi hanno riguardato le regioni del Nord per il 49%, quelle del Sud per il 29% mentre quelle del Centro per il 22%.
Nel 2021 sono stati deliberati 30 nuovi interventi per un totale di 14.079.000 euro (+6,7% rispetto al 2020) e gli interventi per operazioni di Wbo hanno rappresentato il 62%, per operazioni di sviluppo il 34% e start-up il 4%. Da questo si evince un incremento dei workers buyout come strumento vincente per uscire dalla crisi. Nel 2021, con i rilevanti interventi realizzati nel corso dell’esercizio, si è ulteriormente rafforzato il trend di crescita degli impieghi complessivi della società. Gli interventi hanno riguardato le regioni del Nord per il 64% (principalmente Emilia Romagna e Lombardia), le regioni del Sud per il 23% e quelle del Centro per il 10%.
“I risultati conseguiti nell’ultimo triennio – conclude il presidente di Cfi, Mauro Frangi – testimoniano il ruolo crescente della società come strumento fondamentale per la promozione dell’impresa cooperativa di lavoro e della cooperazione sociale. In un momento storico in cui cresce l’attenzione per gli strumenti finanziari dedicati all’economia cooperativa e sociale, il modello di intervento rappresentato dalla Legge Marcora, dopo 35 anni, continua a mostrare tutto la sua vitalità e rappresenta il principale supporto a disposizione dei soci lavoratori per la patrimonializzazione e il rafforzamento finanziario delle imprese cooperative”.
Dal 1986 al 2021 560 cooperative finanziate di cui 317 worker buyout, imprese in crisi rigenerate dai lavoratori riuniti in cooperativa. Investimenti per oltre 303 milioni di euro che hanno contribuito a salvaguardare e creare ben 25.117 posti di lavoro, di cui 9.655 nei Wbo, con un investimento medio per lavoratore di 12.086 euro. Dal 1986 infatti Cfi è in prima linea per promuovere, incrementare e salvaguardare l’occupazione e sostenere la creazione di realtà cooperative con priorità a quelle costituite da lavoratori espulsi dal ciclo produttivo che decidono di avviare una nuova attività, i workers buyout, appunto.
Le imprese partecipate da Cfi hanno mostrato di essere capaci di vincere le sfide del mercato. Da un’analisi dell’andamento delle imprese nel periodo 2012-2021, solo il 10% di esse non è sopravvissuto. Anche considerando questi insuccessi, l’occupazione complessiva delle imprese finanziate è cresciuta del 22% dall’anno di inizio attività al 2019, mentre il fatturato è cresciuto del 102%. Con un ritorno complessivo per le finanze pubbliche, in termini di risparmi di sussidi, incasso di contributi previdenziali e imposte pari a oltre 6 volte il capitale investito.
CfiI è un investitore istituzionale che opera dal 1986 come strumento di attuazione della legge Marcora. Ha come soci il Mise, che detiene il 98% del capitale ed è presente negli organi amministrativi e di controllo, 370 cooperative, Invitalia e i Fondi Mutualistici di Agci, Confcooperative e Legacoop. Collabora con Cooperfidi Italia, Banca Etica, Sefea Impact e, in ambito europeo, con Soficatra, finanziaria per l’economia sociale. Forte di un capitale sociale di 98 milioni di euro e un patrimonio netto di 107 milioni, attualmente ha impieghi in essere per oltre 77,4 milioni di euro e partecipa a ben 175 società cooperative. Nel 2020, il campo d’azione di Cfi è stato ampliato significativamente, nella gestione di misure agevolative regionali e nell’attività di assistenza tecnica ai tavoli di crisi aperti presso il Mise. D’altro canto, il 2020 ha ottenuto un rilevante rifinanziamento del fondo ‘Nuova Marcora’, per 45 milioni di euro. E’ stato inoltre e la completa riscrittura di questo regime d’aiuto per renderlo ancora più rispondente ai bisogni delle imprese cooperative. Nuove sfide attendono, dunque, Cfi: essere uno strumento centrale delle politiche attive del lavoro a sostegno delle imprese e dell’occupazione.